Oltrevenere “Oltrevenere”, recensione

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Rieccoci a parlare della (R)esisto Distribuzione, questa volta immergendoci tra le note degli Oltrevenere, quartetto vicentino dedito a forme divergenti di rock. Un viottolo stretto tra luci ed ombre in cui aperture pop-rock, punk e cantautorato alternativo si intersecano come in un armonico mosaico.

Piccoli tasselli in grado di plasmare il debut attorno a linee melodiche che, tra reiterazione e genuinità espositiva, offre un’efficace impronta delineata dalla funzionale sezione ritmica, abile nel disegnare traiettorie equilibrate, definendo dicotomiche sinergie derivanti dalle sinapsi oniriche e da quelle iper(reali). Infatti, proprio questo approccio sembra ricamare i contorni delle dieci tracce trascinate dall’emotività di Colt Love, per poi offrire, con il suo songwriting, un tracciato osservativo di storie e personaggi legati da un sottilissimo trait d’union.

Un piccola e breve introduzione ci invita a vivere Il sesto giorno, in cui sensazioni Petula clark volgono ad inattese impostazioni acustiche, per poi sfruttare una regolata coda finale, pronta ad anticipare l’aria circense de L’indovino. Un riff che, pur ricordando lo stile esecutivo di Ghigo Renzulli, giunge ad unire il popular a distorsioni stoner, mentre la voce filtrata arriva a posarsi sull’ottimo lavoro del basso.

Infatti gli spazi individuali della quattro corde si palesano come espressività aggiuntiva della linea vocale, teatralizzata ed impostata, proprio come dimostra la già citata Colt-love . Il brano lancio appare, difatti, sin dal primo ascolto come tra e tracce migliori del disco ponendosi su profondità e calore emotivo. Una traccia rapida e ricca di sfumature che, nonostante un approccio diretto e granulare, permette di raccontare diversificati cromatismi di una storia dai cambi direzionali.

Il ritmo rallenta con L’amore e le mosche, mostrando una riuscita aria vintage, per poi viaggiare verso uno stoner convincente quanto l’incipit di L’albero delle mele, in cui un cripto- rumorismo lounge offre spazi fuori dalle linee di contatto.

Se poi con Libero sguardo ci si volta all’ascolto di spoken word immersi nelle onde di riff hard rock, con Rage and love tornano sonorità più familiari, in cui le eco e gli spiriti temporanei si celano sotto un’aurea anni ’70, che cita il prog d’annata ed il rock classico, pronto a chiudersi verso la filmica ed inquieta Eclissi.

Un disco libero da forme compresse, in grado di cercare (ma non sempre di raggiungere) un anelato anticonformismo.

Tracklist
1. Il Sesto Giorno
2. L’Indovino
3. Colt-Love
4. L’Amore E Le Mosche
5. L’Albero Delle Mele
6. Rage And Love
7. Il Prete E La Sposa
8. Libero Sguardo
9. Senza Fili
10. Eclissi