Polar fot the masses “Fuori”, recensione

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Proprio da quel mondo reale, fatto di palchi sudati e miniclub, tornano alla luce i Polar for the Masses con il loro rock alternativo, ormai schiarito e maturo, ma forse meno oscuro rispetto ai tempi della Black Nutria. Giunti all’opera sesta, la band ha deciso di premiare fan e curiosi con un download free, anche se il mio spassionato consiglio è, e rimane, quello di comprare supporti fisici, perché la musica senz’anima e senza veste non sfugge di certo al tempo.

Un tunnel, la fine di un tunnel, al termine del quale troviamo un gentile spiraglio di luce che dona aria a 10 tracce, come d’attesa, intrise di rock diretto, poste in bilico tra easy listening e il polveroso mondo del sottosuolo, fagocitato ormai da talent and business usa e getta. Si chiama Fuori il nuovo full lenght del trio vicentino e porta in dote rabbia rock e riflessione autoriale a tratti offuscata e melanconica, posta ai margini di un ritrovato istinto libero che, come metaforizza la cover art stessa, sembra segnare un mutamento verso un mondo pseudo- acustico.

A dettare i ritmi iniziali del disco sono le note de Il mio complice, traccia inattesa per la sua struttura eccessivamente diretta, che richiama alla mente il mondo di Perturbazione e Tarm. La lirica, piacevole e ridondante nel suo fulcro espressivo, si appoggia su un funzionale back chorus che anticipa l’ottimo incipit di Un’abile tattica, in cui la linea battente si pone come fil rouge robusto della composizione.

L’impronta sonora, dominata dalla sezione ritmica, offre poi una deliziosa enclave, in cui il drum set detta la direzione verso un docile cambio agogico, ponte espressivo che ci conduce ad un Dono solenne. La lirica, ancora una volta impreziosita da una bass line avvolgente, offre un riuscito sapore ipnotico e iconico, pronto a trainarci verso un modus operandi a tratti deliziosamente vintage.

Con La buona sorte di Piero (almeno inizialmente) si racconta poi di un sentore pseudo pop punk per poi volgere verso piccoli cambi direzionali, con i quali a tratti ci si ritrova ad osservare il mondo attraverso docili note ballad e ottimi approcci sonori, proprio come quello di Putiferio . Un sentiero pronto a tornare, senza soluzione di continuità, verso un ritmo più granulare e spigoloso. La traccia, curiosamente caratterizzata da improvvisi stop silenti e ripartenze, definisce, infatti, un punto di sutura con le produzioni precedenti.

A chiudere al disco è infine Un cane normale, traccia che limita il suo nucleo attraverso una stilizzazione alternative, reminiscenza di un mondo anni ‘90 le cui sensazioni si allineano ad un cantato prog vicino al mondo degli Area. Una ritmica basata molto su pelli spigolose in cui si riesce ad entrare solo con un attentivo e reiterato ascolto, fino ad evolvere poi verso una profondità sonora definita grazie ad un uso accorto delle toniche.

Un disco, dunque, che sembra portare innovazione per Polar for the masses… un ossigeno vitale che trapela da quel tunnel illuminato dalla luce.

Tracklist
1. Il mio complice
2. Un’abile tattica
3. Un dono solenne
4. Gli anni della cuspide
5. La buona sorte di Piero
6. Marinai
7. Putiferio
8. Un cane normale