Recensione,Somma, 23 wheels of dharma

somma.jpg

Le sonorità che al mondo possono condurre verso confini lontani, sono tante. Sono poche invece, quelle che ti strappano dal posto nel quale ti trovi, per catapultarti definitivamente là dove hai posato il tuo sguardo. Spesso all’orizzonte o meglio ancora ai piedi dei sogni.

Ed è proprio dall’occhio trasognante di Eraldo Bernocchi (musicista e produttore) e la visual artist Petullia Mattioli, che nasce il progetto SOMMA, acronimo di “Sacred Order of Music Magic and Art”.

Per l’occasione mi ritrovo ad occhi chiusi ad ascoltare “23 Wheels of Dharma”, un evento live unico, forse irripetibile.
Mi scontro con musicisti del calibro di Bill Laswell, Nils Petter Molvaer, Hamid Drake e vocalist come Raiz, Lorenzo Esposito Fornasari and Faraualla e alcuni monaci Tibetani direttamente dal monastero di Ganden.
Uno scontro onirico e immaginario verso le note, i suoni ,i vocalizzi, che piano mi gettano al di là dei miei occhi.
Le tracce s’intrecciano l’una all’altra, un tappeto, per l’occasione volante, di elettronica si fa padrone dei musicisti e dona a chi vuole sognare un’ autostrada emozionale dai tratti orientali.
I ritmi tipici del dub e del jazz elettronico si fondono alla voce di Raiz e monaci Buddisti.
Provo a riaprire gli occhi, non fa più differenza ormai, sono già immerso in un mondo fatto di sogni, di sabbia e di sole caldo all’apogeo. Mi fa da colonna sonora la open track “Jerusalem”, mi sento come un cobra ipnotizzato; piccoli movimenti scattosi del collo, ma nulla di più. Mi ritrovo immerso nei cori di “Sind”, una cantilena di voci femminili che incalzano e si modulano intonate. Come la migliore orchestra fatta solo di voci, nessun strumento. Non ne hanno bisogno.
Il sogno continua.

Ora sono avvolto in “Tenzin Travel”, i cori dei monaci Tibetani invitano al pensiero. Il pensiero crea pensiero, come i suoni disordinati ma cosi maledettamenti armonici creano il resto. Non c’è scampo. Difficilmente tornerò indietro, ma non mi spavento, è così accomodante qui fra le note calde di “Bhavacakra” dove Raiz vertiginosamente si affaccia coraggioso, lasciandosi trasportare anch’esso al di là dei sogni.
Il mio viaggio onirico si conclude con la ending track “Tibetan National Anthem”, sembra un saluto che i monaci vogliono donarci, un saluto pieno di speranza, fatto di armonia sonora, dettato dai musicisti che per l’occasione si trasformano in perfetti vettori emozionali.
E’ tempo di riaprire gli occhi. Lo faccio, a malincuore, ma son certo di una cosa: sono più ricco di prima!

TRACK LIST :

1. Jerusalem
2. to the east
3. sind
4. chonyd bardo
5. tenzin travel
6. sidpa bardo
7. bharacakra
8. tibetan national Anthem