Sciarada

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Un magnifico quadro astratto di Igor Compagno, apre al porta alla seconda opera dei Sciarada, ensamble veronese, composto da Michele Nicoli, già conosciuto ai lettori di Music on tnt grazie al suo progetto Canadians, e Matteo Sorio proveniente dalle realtà musicali Dagored e Haai op die aas.
Al duo si è aggiunto recentemente Marco Tuppo, capace di portare nella band l’ingranaggio mancante, riuscendo a far maturare il proponimento artistico.

Il progetto musicale proposto da “The addiction”, percorre quelle stesse linee grafiche della coverart, attraverso sperimentazione, industrial e rumorismo soft, amalgamati al più facile ambient carico di proto-melodia.

I passi leggeri e pensierosi delle tracce ci portano in un fertile territorio che può essere definito semplicisticamente come post rock, anche se siamo distanti dalle lande sigursiane o dai cervellotici piani compositivi dei God speed you! Black emperor.

Sciarada ha una propria anima cupa e nereggiante, che vive di malinconia e astrattismo vitale.

Rispetto al primo lavoro del 2006, l’impressione globale sembra essere quella di aver di fronte, non più un divertissement, quanto un progetto stabile, concreto e consapevole di limiti e potenzialità.

“Devon Ptu” apre l’album con un lento e caldo vento di cupe note, come a voler avvolgere le fredde montagne del nord; suoni omogenei e a tratti confusi, definiscono in maniera preparatoria i 10 minuti della lunga traccia iniziale, tra decise percussioni e grevi estensioni incavate in una partitura che, forse, manca di più decisi overlay.

Come in una sorta di space oddity il suono misterioso e criptico dei Sciarada attraversa le lande desolate ed ipnotiche di “Lazarus Cotext” e “Baratio” con i suoi silenzi e le sue annotazioni. Il trait d’union è senza dubbio quello che tende a risvegliare dal mondo reale quegli aspetti meno comuni e, perché no, surreali e futuristi, intento concettualmente più vicino al modus operandi di Asimov, che non alla elaborazione novecentesca interpretata da Martinetti.

Non mancano però accenni easy, come accade nell’incipit di “Senica star” in cui scheletro ridondante e sussurrato sembra essere uscito da qualche creatura filmica di David Lynch. “The addiction” pare voler rappresentare una sorta di cortometraggio d’autore, i cui titoli di coda sono anticipati da “Odessa”, il cui outro diluito tenta di definire una degna conclusione (forse migliore di “Baratio”), con l’irruzione docile del pianoforte, in cui bassi e alti sembrano percorre parallelamente la via di una poesia sonora, ingentilita in “N.V” dalla vocalità di Antonella Bestini.

Un album che si erge grazie al sapore suonato, tra rumori e pochi campionamenti, il cui l’alternative si sposa perfettamente alle attese, anche se il booklet avrebbe potuto essere di maggior impatto, sfruttando la verve creativa della cover art, riuscendo ad accompagnare con le immagini i viaggi sonori delle nove tracce.

Tracklist

01. Devon ptu
02. Senica star
03. Odessa
04. Lazarus cotext
05. Addiction
06. n.v.
07. Metroshifter
08. I
09. Baratio