Scontro Tempo – Evasio Muraro – Recensione cd

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Un paio di mesi fa, nei pressi di Lodi, in una riunione un po’ goliardica e godereccia della redazione di Roots Highway (altro sito per il quale mi diletto a scrivere recensioni di musica country folk), mi è stato presentato Evasio Muraro del quale, lo ammetto, non conoscevo ancora l’esperienza artistica. Almeno a pelle, la mia prima impressione è stata quella di una persona un po’ schiva, che dosa molto le parole, verosimilmente in quanto dotata di una particolare sensibilità e profondità ma, nello stesso tempo, pronta ad eruttare come un vulcano emozioni, una volta presa la chitarra in mano. Già durante l’incontro si era parlato molto del suo nuovo disco, essendo presenti al tavolo anche il chitarrista Fabio Cerbone ed il bassista Marco Denti che lo hanno “accompagnato” nella sua ultima avventura, intitolata “Scontro Tempo”. Quasi inevitabile, quindi, che crescesse in me una certa curiosità nel poterlo finalmente ascoltare e, parimenti, presentare.

L’album, prodotto da Chris Ekman dei Walkabouts, è il suo quarto da solista (quello d’esordio, del 2000, si intitola “Passi”), ma discograficamente Muraro ha una storia ancora più significativa, avendo prima guidato dall’ ‘85 al ‘95 una band di culto come quella dei “Settore Out” ed avendo militato poi nei Groovers, come bassita.

Il disco si apre con una ballata, dall’atmosfera malinconica dal titolo “Venti volte”, in cui l’artista lodigiano parla, in modo molto delicato, dell’attesa di un miglioramento in una storia d’amore, che rischia di naufragare. Utilizzando la metafora delle stagioni e del tempo (meteorologico) per rappresentare lo stato d’animo nei confronti della sua donna; alla fine l’ottimismo sembra prevalere con quel “…non può piovere per sempre”.
La title track, il pezzo migliore del disco a mio avviso, inizia subito in chiave acustica per giocare poi sulle sovrapposizioni di arpeggi elettrici ben studiati creando un’atmosfera forse un po’ cupa, ma intrigante e magica. Il “personaggio” qui è il tempo (stavolta in senso cronologico) che scorre e con lui le emozioni, le idee, le scelte da prendere che si accavallano. Verso la fine del brano l’assolo di chitarra è la degna cornice di un brano fantastico.

Il mood cambia decisamente con la più allegra e midtempo “Giorni”, che ricorda come in questa vita alcuni di noi passino il loro tempo (…di nuovo) semplicemente sprecandolo e annoiandosi, là dove altri si affidano alla sorte o vivono addirittura in un inferno di dolore. Speciale anche il tris d’assi di lente calato prima con la dolce “Il mondo dimentica”, quasi una ninna nanna, un po’ triste il cui concetto centrale è che “…moriremo dimenticati” e l’intima “Il maestro e la sua chitarra” dedicata al suo insegnante, recentemente scomparso, che gli ha lasciato il proprio strumento prima di lasciarlo. L’ultima, che chiude l’album “Un grido” (medaglia d’argento a mani basse) contiene forti riferimenti alla speranza ed entra dentro l’anima al primo ascolto, invitando subito ad altri e ad altri ancora.

Un residuale accenno alla canzone più “sociale” di questo “Scontro Tempo” dall’ emblematico titolo “Puzzo di fame” che è stata presa dagli esodati come inno per gridare la loro indignazione rispetto alle decisioni del governo che li hanno messi all’angolo, in un vicolo cieco, senza speranza di vedere risolti i loro problemi quotidiani, privi della pensione già raggiunta e senza lavoro. Conferma certamente la predisposizione empatica di Muraro ai bisogni degli altri e alle loro difficoltà.

Concludendo, consiglio quanto meno di ascoltare e, magari anche di acquistare, questa inattesa (almeno per me) sorpresa della musica italiana, soprattutto a chi ama autori che vadano oltre la banalità e cerchino sempre di approcciare la propria arte (perché di questo si tratta) col cuore e non pensando al denaro che meritatamente ne potrebbero ricevere.

INTERVISTA ALL’ARTISTA:

http://www.di-roma.com/index.php/cultura/musica/item/542-intervista-a-evasio-muraro-leader-degli-storici-settore-out