Stearica “Fertile”, recensione

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Nell’eterno divenire della discografia contemporanea, oggi ci soffermiamo sulle le note di Fertile, seconda fatica degli Stearica. Il nuovo album del trio torinese sembra avere i contorni ragionati di note poste, da un lato, sui vertici di un post rock di stampo canadese, dall’altro su di un noise rock ispirato (…alla primavera araba e alle proteste degli indignados catalani).

Il disco, chiuso tra le striscianti macchie bianche della cover art (opera allegorica di Moisi Guga ), ci invita a seguire l’istinto prog che pare incelofanato in una curiosa e godibile aurea elettronica, pronta a nascere, crescere e modificarsi dalle proprie radici dark .

I suoni, girati da una distorsione stoner, si mostrano a tratti ipnotici e ridondanti, come a voler forzare le immagini ipnagogiche della propria struttura, mentre gli sviluppi, che non temono i venti easy (Halite), forniscono il battito di un preciso drum set. I tappeti sonori, posti su giochi indie, paiono pronti a ridefinirsi verso climax emotivo, i cui rigurgiti alt-rock restituiscono all’anima strumentale della band sentori osservativi (Bes), per poi trovare il lato migliore di sè con l’ottima Geber. L’episodio sonoro avvicina movimenti cripto noise e minimalismo battente, ponendosi, di certo, tra i migliori estratti “fertili” del disco.

Il sentiero espressivo si allinea poi con l’aggressività di Tigris, in cui un mood rock si sposa in maniera naturale ai colori psichedelici e ritmiche vintage che, tra giochi balance ed estremizzazione, lanciano il lineare andamento verso Siqlum, pregevole suite in grado di rovistare tra le macerie free, mostrandosi, con il suo battito greve, come una visionaria apertura a docili danze elettroniche.

A chiudere il sorprendente full length sono infine Amreeka, ad onor del vero considerabile perfettibile e (forse) meno avvolgente rispetto ai silenzi modulari di Shah Mat, atto di chiusura oscuro e deliziosamente cureiano.

Insomma…una sorta di silent album, in cui le parole sono (tendenzialmente) sostituite dai cromatismi che la band è riuscita a donare ai propri ascoltatori, grazie a vie espressive di esteso post-rock, spezie gothic e porte percettive di free noise moderato.

Tracklist:
1. Delta
2. Hailte
3. Bes
4. Geber
5. Nur
6. Tigris
7. Siqlum
8. Amreeka
9. Shah Mat