Suzanne Vega – Close up – Love songs – Vol.1 (Deluxe edition)

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Alcuni artisti vivono fasi della propria carriera che potremmo definire quantomeno altalenanti.
Chi ha avuto la fortuna di seguire sin dagli esordi questa “cantantessa” americana ricorderà come – nel secondo lustro degli anni 80 – con i suoi primi due dischi (in particolare col secondo “Solitude Standing”), si impose nel panorama mondiale come nuova eroina folk.
Cantava favole di fantasia che parlavano di regine spietate verso i propri cavalieri (The Queen and the soldier), o storie (autobiografiche) che magari raccontavano di una bambina (Luka) malmenata fra le mura domestiche, senza che alcun vicino si degnasse minimamente di capire cosa fossero quegli strani rumori provenienti dalla sua casa.
Il successo, negli anni successivi, lentamente si affievolì, e lei tentò di reinventarsi con l’aiuto dell’allora marito/produttore Mitchell Froom che le diede un suono molto più moderno (leggasi “elettronico”), facendola galleggiare ancora per un po’. Seguirono la maternità ed il doloroso divorzio, sotto “gli effetti” del quale “nacque” quello che a nostro giudizio resta il suo secondo e ultimo capolavoro: “Songs in red and gray”.
Nel 2007 un ultimo disco, dedicato a New York (“Beauty & Crime”), con una nuova casa discografica Jazz (la Bluenote, quella di Norah Jones) che, tuttavia, non ha lasciato il segno (almeno quello commerciale).
Desiderosa di liberarsi delle major e dei loro contratti, nonché di “riappropriarsi” del proprio repertorio, Suanne Vega ha così deciso di ricantare oggi, in versione “stripped”, la maggior parte delle sue canzoni, concependo una quadrilogia di cui questo “Close up – Love songs” rappresenta solo il primo capitolo (…ecco spiegato quel Vol. 1), dedicato alle canzoni d’amore.
E il risultato, sinceramente, ci sembra più che positivo, visto che alcuni pezzi sono stati depurati di arrangiamenti che forse li avevano un po’ appesantiti.
Risentire “Caramel” (da “Nine objects of desire”, del 1996), ad esempio, è una vera e propria goduria acustica, col suo nuovo suono condito di “bossa” capace di dondolarci il cuore. Idem per la dolceamara “I’ll never be you Maggie May” dedicata, con una punta di ironia, all’ex marito e qui rallentata per l’occasione con straordinaria efficacia.
Mentre la melodia di “Gypsy” (certamente una delle perle preziose nello scrigno di Suzanne) ci riporta con spensieratezza agli albori del già citato “Solitude Standing”, è invece una piacevole sorpresa riscoprire “Stockings” e “99.9 F” depurate della produzione di Froom e proposte nella loro veste essenziale con la quale furono verosimilmente concepite dall’autrice.

Da citare infine la incantevole “Small blue thing”, dal primo disco eponimo, che seppur rimasta immutata (era voce e chitarra e così l’ha lasciata), mantiene intatto tutto il suo fascino di graziosa lullaby.
Tirando le somme, quindi, possiamo tranquillizzare chi temesse di ritrovarsi fra le mani l’ennesimo “best of” (visto che non lo è) e consigliare quindi il cd sia a chi ha da sempre amato la Vega, sia a coloro che volessero iniziare ad esplorarne le indiscutibili doti cantautoriali.
Probabilmente si tratta di uno dei rari casi in cui cominciare dalla fine non sarebbe affatto un errore.

1. Small Blue Thing
2. Caramel
3. If You Were In My Movie
4. Marlene On the Wall
6. I’ll Never Be (Your Maggie May)
7. Harbor Song
8. Headshots
9. Songs In Red and Gray
10. Stockings
11. Some Journey
12. Bound
13. 99.9
14. It Makes Me Wonder
15. Freeze Tag
16. Knight Move