The Boxing Mirror

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Sono ormai più di cinque i lustri passati dall’esordio di Alejandro Escovedo: erano i primi anni ’80 e il nostro uomo era l’apprezzato chitarrista dei Rank and File – precursori di quelle sonorità poi dette Americana o Alt-rock che troveranno estimatori e pubblico alla fine di quel decennio. Oltre venticinque anni passati invano giacché Escovedo – ormai solista e autore di tutto rispetto dai primi anni ’90 – ancora rimane artista di nicchia. Cosa definisce un artista di nicchia? Direi senz’altro la difficoltà a sbarcare il lunario o – peggio – rischiare la vita perché ti buschi una malattia grave e non hai i soldi per pagarti le cure: era l’aprile del 2003 ed Escovedo si vide diagnosticato un caso grave di epatite C. Ma essere di nicchia significa avere un pubblico discreto eppure fedele e soprattutto tanti amici che ti stimano nell’ambiente: così nacque Por Vida un album tributo composto di cover dei brani di Escovedo eseguite, tra gli altri, da amici famosi come Lucinda Williams, Cowboy Junkies, Jayhawks, Steve Earle e Calexico.

Pienamente ristabilito, questa primavera Alejandro Escovedo presenta una nuova raccolta di canzoni intitolata The Boxing Mirror dove la produzione è affidata a uno degli amici che lo soccorsero tre anni fa partecipando al tributo: John Cale dei leggendari Velvet Underground.

Il CD contiene undici brani per 45 minuti di musica – più altri 4 con una magnifica versione alternativa di Take your place – e qui siamo dinanzi a uno dei migliori dischi rock di questo 2006: il songwriting di Escovedo è ai vertici per melodie e testi – invero alquanto cupi, ma con quello che ha passato…

La produzione di John Cale se a tratti rischia di sopraffare nel complesso concede una paletta ricca di suoni dove a volte dominano le sonorità rock – Notes on air – altre ritmi accattivanti sostenuti dal, pensate un po’, violoncello – Dear Head on the Wall – altre ancora ritmi soffusi e tessuto di chitarre e archi come nella ballad “Evita’s Lullaby” in altri casi sono il violino o la fisarmonica a dare carattere al brano; tutta questa varietà esalta le mille facce e umori di Escovedo come autore. A dominare su tutto è però la voce di Alejandro Escovedo: personalmente l’ho sempre ritenuto una delle voci più autentiche del rock a stelle e strisce ma in questo album l’uomo tocca davvero vertici d’emozione unici.

Disco bellissimo che mi auguro rappresenti la svolta della carriera di Alejandro Escovedo, The Boxing Mirror è senza dubbio – grazie anche alla produzione di John Cale – il suo disco più accessibile perciò è decisamente consigliato a chi ama il grande rock d’autore americano e ancora ignora questo grande autore e interprete.