Voci nuove: Gadamer+L.Olivieri+Nichelodeon+Slivers

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Voci nuove

Gadamer
“Gadamer”

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Gadamer rappresenta un interessante progetto fortemente voluto dalle creative menti di Zeno Gabaglio e Andrea Manzoni. Un’opera intelligente, ben curata, ma né cervelloticamente snob, né tanto meno pretenziosa, realizzata attorno alle improvvisazioni elettroacustiche di Zeno, alternate a semplici virtuosismi nu-classic, che tentano, con alterne fortune, di coniugarsi con le ritmiche post rock, ambient, space ed addirittura techno.

Appare evidente come i diversi iter formativi dei due musicisti, cerchino di confluire nel torrente Gadamer , riuscendovi in alcuni buoni episodi come la pensierosa “Chiara” ma soprattutto in “Orizzonte”, senza dubbio il miglior brano dell’album. Un’animosità desertica alla Sigur ros, che fa posto ad incroci ambient e soft noise, in cui i suoni confluiscono progressivamente verso una distorta visione di un orizzonte non così lineare, con i suoi improvvisi e isterici movimenti, che come in un classico anti climax, portano ad un placido stato in essere.

D’altra parte, però, nel combo musicale sembra ancora evidente una difficoltà di amalgama, come viene a palesarsi in “Niemandsrose”, in cui uno sfondo ipnotico che rasenta il techno, si ammorbidisce tra le note del violoncello, che inizialmente non sembra trovare il giusto collante, risultando poco convincente per poi risollevarsi nella sua seconda parte, attraverso acid loop trasformati in post rock di stampo semplicistico.

Prima che il cancello di Gadamer si richiuda con “Post Gate”, merita cenno di menzione il trittico Imprò (“impro 01-02-14”), semplici e gustose pillole di ragionata follia, incubata tra claustrofobia e ignoto, in una sorta di quarta dimensione surreale ma viva, che riesce a convincere maggiormente rispetto d episodi techno lounge troppo acerbi.

1. Gate
2. Niemandsrose
3. Chiara
4. Impro01
5. Methode
6. Orizzonte
7. Impro02
8. Martinsson
9. Impro14
10. Post Gate

Luca Olivieri
“Quarta dimensione”

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Un’elegante digipack version avvolge le 12 tracce di un disco che sembra voler raccontare le 12 scene di un lungometraggio, attraverso i suoi “fantasmi”, i suoi “ricordi” e le sue “attese”. Un disco che riesce a vivere attraverso lanose e soffici ritmiche, tanto dolci ed aperte come la convincente “Chrome”, che evolve geneticamente nel romanticismo esistenzialista di “Lontana Presenza”, track che si avvale di un atteggiamento ben riuscito, tanto da far trapelare l’amore e la profonda conoscenza del mondo musicale da parte di Olivieri.

“Quarta dimensione” ha come valore aggiunto un schiera di ottimi polistrumentisti, che però non arrivano a “desfrutare” la totalità del terreno fertile messo a disposizione. Spesso a causa di scelte stilistiche non del tutto convincenti, soprattutto dal punto di vista del troppo semplicistico arrangiamento, le partiture tendono a perdere verve e convinzione sulla lunga gittata.

Di per sé, ogni brano possiede un buon impatto sonico, ma le varie tracce sembrano non riuscire a concretizzare i cambi di direzione necessari per raggiungere obiettivi più elevati. Talvolta sembra esserci nel loro sviluppo la necessità di immagini iconografiche per riuscire a vivere ed uscire dalla propria gabbia, come dimostrano alcuni l’interessanti episodi che tendono a perdersi nel sintetico mondo lascivo, perdendo risalto e smalto.

Una “quarta dimensione” forse troppo innaturale e soffocata, che riesce a raccontare, ma non ad ottenere tutto ciò che meriterebbe un progetto come quello del pur bravo Olivieri.

1. Angelina
2. Chrome
3. Lontana presenza
4. Il sogno di Napo
5. L’attesa
6. Un mondo segreto
7. Fantasmi
8. Baricentro morale
9. Alibi
10. Angelina (reprise)
11. Le ali del tempo
12. Ricordo

Nichelodeon
“Cinemanemico”

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“Nichelodeon è un progetto di musica obliqua e visionaria, aperta alla contaminazione di generi musicali e delle arti”

Il progetto musicale di Claudio Milano, nasce nel 2007 grazie all’incontro artistico con la triade Zago-Fasoli-Di Paola, formando così un quartetto capace di affrontare il side project denominato “Cinemanemico”. L’enseamble armato di idee (buone) e di una discreta dose di serenità compositiva (ottima), offre con questo full lenght 10 brani, raccolti attorno ad una splendida cover art di Paolo Rossel, che racconta tra luci ed ombre un viaggio sbieco, che arriva a lambire anche arie orientali e babeliche come in “La torre più alta”. Il brano sembra funzionare alla perfezione sulle alte tonalità, finendo però per perdere convinzione su evoluzioni definite verso nuance più basse, come dimostra “Malamore e la luna”.

Questo debut album ha in sé una erculea convinzione, accompagnata da ottime qualità composite, vitalizzate da una erudita mescolanza tre l’espressività retrò (“Lascia che io pianga”), sonorità post (“Amanti in guerra”) e sperimentalismi, che destabilizzano il centro di un lento ed omogeneo fluire. Questa attitudine alla libertà d’esecuzione sembra talvolta trasformarsi in Marinettiane parole e suoni in libertà, che paiono ritrovare nel 1909 un anno di riferimento, grazie a episodi come “La scienza in cucina e l’arte di mangiare”, curioso estratto di Pellegrino Artusi, datato 1981, da cui la band attinge per una performance teatrico-musicale.

Un ulteriore finale menzione merita anche l’efficace “Ciò che rimane”, che senza ombra di dubbio sembra motivare il grande successo ottenuto da Nichelodeon alla XII rassegna “Omaggio a Demetrio Stratos”.

Insomma, “Cinemanemico” possiede un smisurata forza intrinseca, ancora però parzialmente inespressa, che di certo si completa attraverso esibizioni live, come dimostrano le testimonianze filmiche reperibili su You tube.

1. Fame
2. La mosca stregata
3. Lascia ch’io pianga
4. Malamore e la Luna
5. Amanti in guerra
6. La torre più alta
7. Ciò che rimane
8. Flower of Innocence
9. Disegnando cattedrali di cellule Pt. II
10. Il ladro di giochi

Slivers
“Melon Juices”

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Partiamo dal fatto che questo debutto degli Andoresi Slivers mi piace..e non poco. Il giovane quartet offre ai posteri un disco curioso e ben strutturato, di certo più maturo di quello che ci si poteva aspettare.

“Melon Juices” si racconta attraverso i suoi testi, talvolta sarcastico-ermetici, talvolta semplicemente rock’n’roll, contenuti in un booklet colorato dalle tipiche crosette dei paesi del ponente ligure. Un disco che, come raccontano Gian, Pagnozza, Jimmy e Angelone, è nato in una giornata di ordinaria follia e racchiude tre pregressi anni di vita, morte e miracoli della band. Il disco custodisce un indiscutibile voglia di emergere, raccontandosi attraverso sonorità prettamente indie punk rock, ma che si sviluppano per mezzo di svariate influenze musicali, che i componenti dimostrano di possedere.

Oltre alle buone attitudini del gruppo, esiste una forma di sarcastica ironia di fondo, dimostrata dalle Sdediche, indirizzate a coloro che risultano al di fuori delle dedicatorie, oppure dall’ingegnoso titolo “Affinità e divergenze tra il compagno gian e noi sul conseguimento della patente a punti (U.r.s.s alzati e cammina)”, sentito omaggio a Lindo Ferretti e alla sua gioventù.

L’album si apre con le tonalità stoner di “Turn around fire”, che attinge tanto dal Psichedelic rock anni 70, quanto dal punk rock oltreoceano. Se poi con “No modern Kerouac” emerge l’anima motorcycle, con “Song about all of nothing” la band si offre ad un’inusuale ballad, in cui sono incastonate porzioni di punkeggiante r’n’r, dettati dai tempi dell’abile “Frusciante” chitarra di Pagnozza.

Sin dal primo ascolto ci si rendo conto di come i quattro giovini riescano, con il loro sentito affiatamento, a produrre una musicalità semplice ma ordinata e ben composita, forte di un bassista di interessante prospettiva che regala passaggi interessanti, senza andare oltre confini, ma neppure rimanendo nell’ombra che l’introspezione sonora delle 4 corde tende a conferire.

“Melon Juices” è un disco il cui groove emerge vigoroso ed appassionante, attraverso brani interessanti come “Rock’n’roll heroes” e “Work in progress” da cui sembrano emergere sensazioni perse di Litfiba 3. Il disco si chiude con due bonus track, che appaiono come semplice divertissement tra il ritmo in levare di “Parigi” e il clashante sound di “Metropolitan violence”.

Naturalmente, pur essendo un buon disco, ci sono ancora alcuni meccanismi da oliare per avvicinarsi ad un inevitabile miglioramento, come ad esempio il tentativo necessario di definire meglio il cantato anglofono da parte del front man, che talvolta ancora perde il passo, attraverso una pronuncia non del tutto armonica…ma i ragazzi si faranno e su questo non ho dubbi, perché se è vero che chi ben comincia è a metà dell’opera…

1 Turn Around Fire
2 No Modern Kerouac
3 Song About All of Nothing
4 Sporca
5 Strawberry and Potatoes
6 Alla Ricerca del Groove
7 Affinità-Divergenze tra il compagno gian e noi sul conseguimento della patente a punti (U.R.S.S. alzati e cammina)
8 Kill Jimm(y) Vol.1
9 Work in Progress
10 Rock ‘n’ Roll Heroes

11 BONUS TRACK: Parigi
12 BONUS TRACK: Metropolitan Violence