Yato “Fuck simile”, recensione

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Yato, da non confondersi né con il Dio della guerra pensato da Adachitoka né tantomeno con il Future -Bass -Deep House project fiammingo. Yato è per noi di Music on tnt Stefano Mazzei, cantautore Electro Vocal, nato artisticamente due anni addietro.

Spinto da un retroterra artistico e sotterraneo, Yato arriva a noi con questa nuova ed intrigante creatura basata sul DIY e avvinghiata, con caparbia energia emozionale, ad una mescolanza inusuale di sensazioni, umori, ironie e coraggio. Infatti, il disco promuove sfumature diversificate, in grado di alimentare il proprio spirito cantautoriale mediante tonalità alternative che puntellano venature elettroniche pronte a narrare una soggettiva quotidianità.
L’album, promosso da Blob Agency, si offre all’ascolto attraverso 7 tracce (più un remix) dagli influssi che dall’ indie giungono alla dance, riuscendo, nonostante l’alternanza di reminiscenze, a concretizzarsi attorno ad un concept saldo e coerente.

A dare spolvero al full length è, di certo, l’ossessivo incipit di Servo di un’idea, in cui l’impronta altronica si appoggia su tappeti elettronici piuttosto legati ad un’aurea eightees, rigurgitata da effetti e riverberi che acuiscono l’aspetto inquieto e distopico. L’overture, infatti, sembra voler schiarire le menti impreparate con un sound scomodo e avvolgente, pronto a richiamare sound impercettibili, grazie ad una sovrapposizione accorta di overlay. Un gioco che si affila con la liberatoria Ormonauti, beat fluido, diretto al cuore di chi ricerca sonorità favorevoli, ma non certo banali.

Suoni ed atmosfere trovano poi un apice espressivo in corrispondenza di Angoli di, aspra traccia innervata da spoken word vissuti come labili rimandi al mondo delle barre, e l’inatteso gusto autoriale di Mondo Corrotto, i cui stilismi riconducono al mondo indie. Le diluite note, pronte a miscelarsi con spiriti elettronici, ci conducono pacati verso il mondo introspettivo di Solo al piano solo , magico trattato sonoro che nel suo incipit si pone non lontano dalle atmosfere delle Vergini suicide.

A chiudere il disco oltre all’evitabile remix di scarso interesse complementare, è la nuvolare Viziù, in cui rimandi lontani si accalcano al un lato ritmico minimale, posto al servizio di un songwriting ragionato e acuminato, linea definitoria di un disco solo apparentemente immediato. Difatti, proprio la cura di arrangiamenti e sonorità sembrano voler imporre un ascolto attentivo ed esclusivo, perché solo così si può arrivare all’anima artistica e creativa dell’autore fiorentino, criptocantautore 2.0.

Tracklist

1. Servo di un’idea
2. Ormonauti
3. Angoli di
4. In-Nocuo
5. Mondo Corrotto
6. Solo al piano solo
7. Viziù
8. Servo di un’idea (remix)