“Kiss i primi anni”, Waring Abbott, recensione

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Era il 1979, avevo solo 5 anni, ma nonostante l’età ricordo che iniziai una delle mie prime lotte pre adolescenziali. Volevo quello stickers luminescente. Non sapevo neppure chi fossero i Kiss, ma sapevo che quegli occhi demoniaci avevano magneticamente attirato la mia attenzione.

Oggi, dopo più di trent’anni, ritrovo il mondo di Paul Stanley e Gene Simmons in un magnifico libro fotografico edito dalla Edizioni Bd, capace di accogliere nel suo catalogo il volume curato da Waring Abbott.
Proprio grazie all’acclamato fotografo musicale, oggi curiosi e fan possono vivere attraverso i suoi scatti i primi anni della band Newyorkese. Il libro trasuda rock and roll, mostrando il lato genuino e a tratti grezzo di una delle più importanti band degli ultimi 50 anni. E proprio grazie alle meravigliose fotografie e alle sintetiche didascalie dei diretti interessati, lo spettatore viene trascinato sulla Delorean e trasportato nella magia degli iniziatici passi, quando il concetto di arena rock era ancora agli albori, nascosta tra piccoli locali e azzardate metodologie di marketing. Periodo in cui la stretta mulattiera percorsa dalla band inizia a palesarsi il giorno della sepoltura dei Wicked Lester, realtà ancora lontana dalla filosofia tanto apprezzata dalla Kiss Army, testimone di una vera e propria storia divenuta con il passare degli anni una mitologia ( anche se oggi per alcuni passatista e vintage), dopo flop, dischi di platino e rivisitazioni del proprio passato.

Il volume Kiss i primi anni riesce con le sue immagini a raccontare i maniera semplice, diretta ed iconografica la vera anima del proto-corpse paint, analizzandone in maniera ermetica le motivazioni nascoste sotto quella stella nera e quell’aurea demoniaca che si accompagnano per anni felici all’anima felina e al mistero spaziale. Infatti, il prezzo (modesto) del libro è immediatamente ripagato dalla sessione fotografica in sala trucco, che anticipa il naive outdoor pomeridiano, tra parchi e passanti, per lo più ignari di essere al cospetto di future rock star.
Vedere il demone seduto tra alcune ultrasessantenni perplesse, o Stanley su di un campo da football con le zattere lucenti da 20 centimetri, diverte ed incuriosisce, ma testimonia in maniera assoluta il rapporto unico, ma non univoco, dei Kiss con i loro fan, da sempre attenti e critici nei confronti del quartetto.

Una narrazione fotografica che ci trascina dentro ai loro leggendari live, nel periodo in cui la fedeltà ai loro personaggi, oltrepassava ogni limite, grazie a quella coerenza ed innovazione scenica che li ha resi incomparabili con la convenzionalità del rock anni 70.
Se poi gli scatti da poseur del frontman appaiono oggi fuori tempo, è altrettanto vero che le trovate di Simmons offrono e ricalcano ancora oggi l’importanza iconografica che la band aveva deciso di dare al quartetto.

200 abbondanti pagine ad alta grammatura, che offrono in colori vivi quel mondo così lontano dal nefasto e declinante periodo, nonostante una sorta di appendice finale in cui gli le ultime pagine sono dedicate proprio all’oscuro periodo di Ace del 1981, antecedente all’allontanamento del ormai perso chitarrista.

Insomma un libro che porta con sé la voglia di riaprire i vecchi impolverati vinili, ideali per accompagnare la lettura di questa ottima visione cartacea, rendendosi conto, con il senno di poi, che i Kiss hanno da raccontare molto di più di quello che un distratto ascoltatore può pensare… ancora oggi riuscendo a conquistare con il loro impatto scenografico e sonoro.