Swedish Death Metal, recensione

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I grew up on metal, and spent most of my teens at Death Metal shows

Daniel Ekeroth

Si chiama Daniel Ekeroth, e oltre ad essere anima delle quattro corde dei Tyrant, rappresenta un saldo punto di riferimento del Death Metal svedese. Daniel infatti, partendo dalla sua Stoccolma ha raccolto i ricordi borchiati di una vita, filtrandoli prima attraverso le esperienza da musicista e poi attraverso un mondo di memorabilia, che ha dato il giusto spunto alla creazione della sua nuova creatura editoriale.

Swedish Death metal, come ci spiega il suo sottotitolo, infatti, racconta senza filtri né tanto meno approcci didascalici, la vera storia del Death Metal svedese, concentrandosi esclusivamente su di un microcosmo musicale, capace in breve di guardare oltre ai confini di un genere divenuto punto di riferimento vitale per molti ragazzi.

Il libro, dopo al sua pubblicazione americana del 2006, arriva in Italia grazie alla Tsunami Edizioni, che riesce a chiudere così uno straordinario triangolo magico, i cui vertici si compongono attorno a titoli già editi quali Choosing Death ed il recente I 100 Migliori dischi Death metal. Se però, con il libro di Mudrian l’attenzione era principalmente puntata sul mondo d’oltreoceano e sulla realtà britannica, dietro al gore design di Nickie Andersson si cela la genesi musicale di band svedesi entrate nella mitologia del genere, divenuti incredibilmente fari luminosi per milizie di metallers.

Il libro, fedele al suo titolo, ha il merito di non dilungarsi nell’esposizione storica del genere, riuscendo a concentrarsi sul terreno fertile aperto da un legame, troppo spesso sottovalutato con il punk -HC di Anti Cimex e Mob 47. L’autore infatti, riesce in maniera diretta a raccontare le esigenze espressive del crust, sino alla metallizzazione degli intenti, grazie a deus ex machina come Tomas Forsber.

Dunque, appare inevitabile per Ekeroth ritrovarsi a parlare di Bathory, Candlemass, Morbid e Treblinka, raccontandoci i diversificati punti di vista, attraverso un’infinita serie di interviste, atte a raccontare non solo i singoli itinerari, ma anche l’intento reale di costruire una struttura narrativa in grado di far comprendere le mosse di un genere che ha raggiunto la sua età dell’oro durante i primi anni ’90, prima di subire una parziale fagocitazione dovuta alle nuove concettualità legate al black metal, raccontato nell’ultimo capitolo del libro.

Le parole di Daniel Ekeroth scorrono semplici nel tentativo di raccontare (spesso in maniera soggettiva) le sensazioni emotive legate a Radio Rockbox e ancor più al piccolo negozio Heavy Sound, ricordando con nostalgia i tempi in cui la musica fluida non era certo a portata di click, ma la si conquistava attraverso ricerca attenta e paziente tape trading, grazie al quale la prima generazione di death è riuscita a valicare i confini di Stoccolma e i clichè sociali secondo i quali se ti piaceva la musica estrema venivi considerato strano e socialmente inadeguato.

Dunque, questa nuova creatura Tsunami appare essenziale per gli amanti del genere, anche grazie alla foltissima guida di discografie essenziali, offerte oltre alle centinaia di testimonianze fotografiche che valgono da sole in prezzo del libro, in una sfilata di demo art work, fanzine e preziose fotografie, definibili come perfetti scatti di un epoca battezzata da Entombed e Dismember.