Turi Mangano Orchestra – Gli Angeli di Wenders

I Turi Mangano Orchestra sono una band siciliana con alle spalle un EP, di ormai quasi un lustro fa, intitolato Naturale.

Personalmente, sempre più di rado mi inoltro nella musica indipendente italiana per descriverne “le gesta”, ma quando mi capitano album come Gli Angeli di Wenders lo sento quasi come un “piacevole dovere” nei confronti di una creatività oggettivamente capace di regalare momenti estetici di alto livello. Sono otto i pezzi che i TMO ci regalano, tutti legati da un suono intenso e generalmente cupo, ma nel contempo illuminato da splendide melodie e dalla voce della cantante Rosa, che sanno emozionare al primo ascolto. I testi non sono affatto immediati e diretti, ma necessitano di uno sforzo da parte dell’ascoltatore, o in qualche modo del suo intento di mettersi in connessione con gli artisti e il loro messaggio, che resta comunque complessivamente ermetico.

Noi che scriviamo siamo in qualche modo privilegiati su questo fronte in quanto ci viene concessa una chiave di lettura e così scopriamo che ad esempio l’episodio iniziale Altrove, con chitarra elettrica e piano in evidenza, è ispirato dell’Alzheimer (“cerco su un muro di carta se c’è, un segno…qualcosa che parli di te”). La batteria gioca un ruolo fondamentale nella progressione del ritmo, prima più lento, poi sempre più accelerato che portano al vorticoso “assolo distorto” finale che, azzardo, potrebbe evocare la tempesta di emozioni che si provano quando ci si confronta con la realtà di questa malattia, tutt’altro che facile da accettare. In calce alla recensione trovate il suggestivo video.

Le ballate Neve e la successiva Mai come adesso sono piene di dolcezza ma l’inquietudine resta sullo sfondo grazie a un suono volutamente oscuro. Nella seconda canzone citata, in particolare, l’approccio della sezione ritmica, improvvisamente protagonista nel finale, mi ha ricordato alcuni momenti “taglienti” di Blackstar di David Bowie.

In Randagi si va decisamente più spediti e tutta la band lavora all’unisono mentre Sospesi e Stelle al contrario, sono decisamente più morbide ed oniriche rappresentando due momento di grande spessore artistico.

Nel complesso quindi, Gli Angeli di Wenders (titolo legato alla metodologia del grande regista che annotava i particolari in un diario) è un grande album che vale la pena ascoltare senza distrazioni e con la giusta atmosfera esterna, se non altro per godere a pieno delle mille sfumature sonore di cui è assolutamente generoso.