Vic Petrella, “Sperimentalist”, recensione

Dopo qualche tempo torniamo a parlare di (R)esisto, questa volta per raccontare in poche parole le note di Sperimentalist, nuova release di Vittorio Petrella, giovane musicista foggiano dedito a sonorità abbracciate ad elettronica, new wave e riferimenti post.

 

 

Ad aprire  il convincente extended played è l’andante e carpenteriano sound di Red Zone, inquieta composizione in cui, su di uno slot electronic, vengono inseriti sentori gilmourniani e striature sintetiche figlie dei primi anni ottanta. L’overture, composta durante il primo rigido lockdown, appare un reiterato urlo disperato, in cui l’eco viene data dai sampler, che racchiudono le voce di chi ha raccontato con le proprie decisioni un mondo inatteso. Una realtà che si proietta verso il surrealismo futurista di Under the stars nella quale lo spoken word narrativo danza con le armonie ancorate nell’elettronica più immediata, qui in grado di invitarci tra le note occludenti di Historia Magistra vitae, probabilmente il brano più interessante. Infatti, la traccia (a mio avviso)sembra voler disegnare i reali contorni di questo EP, riuscendo a ritrovare nel mondo di Max Collini una naturale fonte di ispirazione, delicatamente racchiusa tra eteree venature sinfoniche, pronte ad emergere da un pattern piacevolmente new wave.

A chiudere la release è infine Nature, animistica visione di un mondo immaginato da un songwriting ermetico, che vuole determinare lo stile di un autore pronto a porre i primi mattoni di un qualcosa che apparirà presto solido e credibile.