Eugenio Balzani: la vita secondo “ItaliòPolis”

Anacronistico, vintage, antico, classico e sicuramente suonato dagli uomini e non dalle macchine. Se poi pensiamo che dentro le sue volute regna anche un piano Wurlitzer allora direi che tutto questo assume un valore decisamente quasi “storico”.

E poi la scrittura di Eugenio Balzani, cantautore romagnolo che approda al suo nuovo disco di inediti, è una scrittura di consapevolezza, di ironia e cinismo (a me piace leggerci anche questo), una scrittura che par consegnare alla forma il solo compito di vestire il messaggio… arduo concepirlo vero? E dalla sua la forma non è per niente male poi… e qui si torna dentro stilemi davvero vintage pensando a quanto conti l’estetica oggi. E la sua Recover Band che ai suoni sghembi di tante contaminazioni ha restituito un mood decisamente ricco di vicinanza e presenza (e di grande amalgama soprattutto nonostante i presupposti) è un punto chiave per questo lavoro apolide nel lungo mondo delle mode moderne. “ItaliòPolis” somiglia a tante cose ma anche a niente, a tante voci famose ma anche a nessuno perché davvero arriva alle orecchie un disco “anarchico” anche in questo… un disco che non si cura e non teme e non ci sta a pagare alcun tipo di debito. Non deve gareggiare e non deve misurarsi. Un disco privo di ego… beato lui… prendiamo esempio!!!

Eugenio Balzani parla di vita e poi se vogliamo (anzi soprattutto) anche di società visto che non la manda a dire quando allude a Orwell, alla sua fattoria divenuta circo, ai suoi porci divenuti pazzi (chissà che non sia soltanto mia questa chiave di lettura). Bellissima sensibilità di jazz e di blues e di mare, di questi suonatori in cerca di salvezza e di queste anime che hanno trovato la morte. E la chiusa americana dal sapore folk un poco sghembo dentro gli arrangiamenti? E questo “Undicesimo canto” dal richiamo distopico, arido di cimiteri narranti alla Spoon River, quasi liturgico nel richiamo della Via Crucis (inchiodato alle tante croci di questa vita). E questa “L’Onda Emotiva” che inaspettatamente parla di quanta felice “stupidità” emotiva ci sia dietro il calcio ad un pallone…?
Insomma Eugenio Balzani mi regala un ascolto maturo che mi piace, di storie narrate che poco si infischiano del vestito lucido da portare in scena. Che la loro, di scena, non è male per niente. E lo ripeto ancora… se solo la smettessimo coi pregiudizi…