MASUA: quel laconico rock anni ’90

Leggero e introspettivo, liquido e analogico… ma anche personale, empatico e figlio di tutti. “Occhi chiusi” sembra un inneggiare alle volute letterarie di Saramago e alla grande voglia di guardare oltre quel che si rende sfacciato alla vista, alla luce. Mausa, al secolo Claudio Passiu, pubblica un disco di rock, di pop, di anfratti emotivi scuri di realtà… e che dire di questa entry con “Plastico”, queste batterie molto new wave, questi riverberi molto figli di un’epoca grande della musica italiana. E alle melodie radiofoniche Masua contrappone anche viscose volute di distorsioni elettriche, chitarre grandi per pareti sonore altrettanto difficili da prevaricare… e qui spunta la vena crossover del disco, quella sfacciatamente a stelle e strisce. Ecco forse avremmo evitato soluzioni troppo “italiane” come accade anche nel video di lancio dal titolo “Giorni uguali”

Forse però dalla sua credo abbia “abusato” di un linguaggio sempre uguale un po’ per tutto il disco concedendosi pochi raffinati fuori pista come nella chiusa affidata a “Confini” dentro cui il nostro cerca gustose soluzioni di strofe e paralleli modi di pensare alle strutture “normali”. 
Un bel disco questo “Occhi chiusi”, un bella prova a cui vien facile chiedere decisamente di più… le carte buone ci sono e l’appetito vien mangiando.