Nereo: delicatezza e trame digitali dentro “Danze cosmiche”

Certamente il pop d’autore ha mille derive possibile ed è qui che divide il pubblico sostanzialmente in due segmenti distanti e incomunicabili. Chi cerca la novità, la nuova forma, l’idea che cambia la prospettiva… e poi c’è chi rispetta la regola dell’arte, il modo, il trend.

Nereo in quest’opera prima dal titolo “Danze Cosmiche” ha certamente preso il tracciato della tradizione senza rinnegare il suono digitale di oggi anche se su questo punto avremmo tanto da dire perché ad ora raramente ho conosciuto ricerca anche in tal senso. Digitale si ma spesso anche su questo fronte siamo fermi agli anni ’90. Ma torniamo a Nereo… su tutto ha posato mano che par essere esperta e ricca di gusto nello scegliere e nel dosare gli arrangiamenti. Sono canzoni d’amore, canzoni di rivalsa, di nuove rinascite e anche sconfitte. Il jazz fumoso ed elegantissimo di un brano come “Gabbiano”, che quasi richiama alla mente quel Cameriere di grande stile o una produzione più giovane come quella di Dabbruzzo, si contrappone ai suoni main stream di una cavalcata pop come “Dimentica” o “L’amore c’è prima di noi”. In ognuna di queste fasi Nereo dimostra di saper guardare con stile personale a quel certo modo di pensare alla musica che ci arriva da grandi come Mango o come Alex Baroni. Se dal primo “raccoglie in eredità” una timbrica di voce delicatissima e ricca di fascino nei glissati come dentro le chiuse delle frasi e delle singole parole, dal secondo raccoglie la liquidità delle canzoni che scivolano senza peso e senza fastidi. E spesso, come nella bellissima “Fine di un’estate”, Nereo dimostra sensibilità anche dentro le attese, dentro i tempi cadenzati e riflessivi, dettagli che dimostrano che la ricerca punta quasi sempre sul contenuto e non sulla melodia facile dei ritornelli. E il pianoforte? A questo dedico un pensiero d’autore perché tanto mi porta dentro le trame di De Gregori (anzi dovremmo citare più Locasciulli) o comunque di un certo modo di lasciarlo delicato, vellutato, sempre in cerca di settime e di variazioni sospese per accogliere gli eventi successivi. Nereo l’avevo conosciuto per il singolo “Senza voce”: e qui la ballata pop industriale, anche pregna di un drumming assai interessante, si manifesta in tutta la sua potenza lirica e melodica. Parole quadrate, dritte e precise in questa voce che, qui forse più che in altri momenti, dimostra una padronanza e una completezza maggiore. E questo lo avverto spesso più dentro dinamiche spinte.

Il disco si chiude con “La stanza” e in questo momento, dentro questa nenia quasi liturgica sostanzialmente piano e voce, il pensiero va a Beppe Dettori e alle sue derive appunto spirituali. Ecco una voce che accomunerei molto a Nereo… credo sia un incontro tra i due foriero di grandi prospettive.
“Danze Cosmiche” dunque va ascoltato con una immersione importante, non va etichettato alla meno peggio come banalissimo pop in forza del fatto che niente rema nella direzione della novità e della ricerca. Peraltro in tanti momenti la produzione ha sfornato soluzioni digitali in bilico, a rischio di suono plastificato da karaoke. Ma il dramma è stato evitato egregiamente direi. Dunque ecco l’ennesima testimonianza di quanto il classico premi ancora, di quanto la bellezza sia da rintracciare anche dentro le cose di tutti i giorni, quelle ampiamente conosciute…