The Still Bones “First step”, recensione
The Still Bones
Con consapevole ritardo, tornando sulle tracce della Red Cat Records, viaggio verso Ancona per incontrare le note di First step, debut album dei The Still Bones, quartetto marchigiano dedito al classic southern rock. Nati in piena pandemia, la band porge il proprio sguardo verso arie Molly Hatchet e Lynyrd Skynyrd macchiandosi di note blu e sentori country, più che palesati nel booklet… (ahimè) perfettibile e minimale. A parlare però è la musica, proprio come dimostra l’incipit Hard Bones, che offre, sin da subito, la giusta via compositiva, posta tra avvolgenti riff e una buona presa ritmica. Infatti, è proprio il mood del singolo a definire luci e ombre di un progetto degno di attenzione, e per comprenderlo vi basterà proseguire con la cavalcante Empty heads e Better, in cui l’impronta di Carlo “Lander” Lantieri gioca con i classici rimandi southern.
La band , trainata dall’ampio spettro vocale di Ivan Battistella, gioca poi con un cantato pulito e diretto che si ingentilisce ulteriormente con West end highway, in cui il tipico sound on the road mostra piacevoli richiami al mondo Couting Crows.
L’album, permettetemi di dire godibile, appare un’opera da ascoltare liberi di tornare tra le polveri d’oltreoceano. Difficile, però, definite gli apici compositivi, in quanto le otto tracce dimostrano di possedere un buon livello creativo (ma con la Red Cat Records questo non è certo una novità); pertanto, cedo alla soggettività e mi permetto di porre sul piedistallo Good to be alive, con le sue venature Audioslave, e le sensazioni slide di Scars remains, country ballad in cui perdersi cavalcando un disco da osservare nelle sue molte sfumature.
Tracklist
- Hard Bones
- Empty Heads
- West End Highway
- Better
- Good To Be Alive
- Scars Remain
- Rockompany
- Hunter Of tears