Marcello Parrilli: la resa, la rivoluzione e la solitudine

Marcello Parrilli torna con un nuovo disco pubblicato da RadiciMusic di Firenze. Al cantautore toscano e al suo piglio vocale assolutamente caratterizzante il merito di un lavoro sincero come ci ha sempre abituati, opaco, anzi scuro nelle tonalità di luce… luce di bajour accesa sul mobile antico di lontano, luce interiore che con parole semplici diviene luce di tutti i giorni. Canzone americana nella radici spirituale per quanto la produzione di Gianfilippo Boni sia sempre poco radicata nelle soluzioni sfacciatamente italiane, canzone che però si svela pop nel sangue e nei suoi vizi, chitarre che mi piace sentire dal sapore metropolitano che planano senza arroganza di protagonismo su melodie che in fondo cercano sempre quella forma che tanto ci fa stare tranquilli. “Moderne Solitudini” è un disco che mi lascia pensare alla notte e non a caso proprio la notte è un continuo protagonista anche dei suoi video finora pubblicati ad anticipare questo disco. Di questi prendiamo il singolo “La resa” che in fondo non è sconfitta e non è resilienza… ma è la rivoluzione dentro che inizia dalla coscienza. Altra forma di queste solitudini che anime sensibili come quella di un cantautore iniziano così a scalfire. Bello questo contrasto agrodolce tra l’amore per una donna che ci annienta fuori e quello che alla fine si riprende dentro verso se stessi…

Torna la canzone d’autore di Marcello Parrilli. Un timbro di voce assolutamente riconoscibile. L’amore in prima linea. Bellissimo questo titolo: quanto siamo soli oggi?
L’amore è il motore che muove il mondo. Quando ho cominciato a scrivere le canzoni di “Moderne Solitudini” ho capito che stava nascendo un disco molto introspettivo che aveva come tema principale l’amore in molte delle sue sfaccettature. Il disco parla di esperienze e desideri, di amori vissuti o solo sognati e parla anche della solitudine dell’individuo nell’era dei social e della crisi delle relazioni umane.

“La resa” sembra aver due chiavi di lettura: resa all’amore ma anche resa all’indifferenza. Come a dire: mi arrendo ad una donna o mi arrendo a me stesso…
Si, in effetti la resa è l’unica via di scampo e si legge proprio così, nel modo in cui l’hai letta tu, la resa ad una donna raggiunta ma irraggiungibile e la resa nei confronti dei nostri desideri, che non possono più essere assecondati. Spesso arrendersi all’evidente e capire come stanno realmente le cose, è un modo per farci vedere la cruda realtà, e prenderne atto può aiutarci a fare la scelta giusta, può aiutarci a salvaguardare noi stessi…

A breve usciranno altri video per questo lavoro?
Si, dopo il primo singolo “Perso nei tuoi occhi” uscito un anno fa e “La resa”, che è uscito ad ottobre con la pubblicazione del disco, uscirà a breve il nuovo singolo dal titolo “Ora non ho più paura”. È una canzone che mi piace molto perché parla dell’amore che, anche dopo la fine di una relazione non muore, ma continua a vivere prepotente nella mente e nei ricordi.

Quanta America hai pescato per questo lavoro? Se ne sente parecchia anche in una certa scelta dei suoni…
In realtà non saprei risponderti…di solito cerco di sperimentare e mi piace molto lavorare sugli arrangiamenti, grande merito va a Gianfilippo Boni che ha curato la produzione di questo disco chiamando Lorenzo Forti al basso e Fabrizio Morganti alla batteria, i quali sono musicisti di prim’ordine ed hanno contribuito tantissimo alla buona riuscita di questo lavoro. Sinceramente mi piace che questo disco suoni rock con molte chitarre distorte e mi è piaciuto anche inserire in alcuni brani il piano e i sintetizzatori.

A chiudere: in queste moderne solitudini, quante resa arriva dopo anni di “resistenza”?”
La resa è solo verso le cose che ci fanno stare male, la “resistenza” intesa come voglia di continuare a fare musica nonostante il sistema discografico attuale e nonostante la crisi di pubblico è sempre viva e forte, perché è troppo grande l’amore per la musica e niente potrà mai dissuadermi dal fare musica, perché per me è una ragione di vita.