Loopyworld. Tsunami Edizioni, Recensione libro

Di cosa è morto il tuo ultimo schiavo?

Immaginate di conoscere a memoria un cult film come Arancia meccanica; immaginate di aver letto l’impossibile su regista, attori, sviluppi e ispirazioni. Ora immaginate di rivivere il tutto attraverso un punto di vista differente, ad esempio gli occhi e ricordi di un attrezzista o di un assistente alla regia. Una nuova soggettiva su narrazione ed eventi. Proprio questo è Loopyworld, un diario ricco di ricordi e aneddoti relativi ai cosiddetti early years dei Maiden.

A raccontarci quegli anni è Steve Newhouse detto Loopy, uno degli storici rodie della Killer crew. Pubblicato da Tsunami Edizioni, il libro offre un narrato granulare, in cui il sentiero percorso sulla Green Godness offre spazi curiosi, dettagli perduti e sviluppi conosciuti, qui osservati da un’angolazione divergente.

Durante la piacevole lettura, (ri)troverete le diversificate personalità dei protagonisti, oltreché le dinamiche di una line up in grado di stabilizzarsi solo alcuni dopo alcuni anni. Il volume, tradotto da Antonio Biggio, (sì, proprio l’autore di Eddie deve morire) definisce, se ancora ce ne fosse bisogno, il ruolo di Deus ex machina di Steve Harris, le problematiche di Paul di Anno, i sorrisi del talentuoso Murray e, in modo particolare, i dissapori tra Clive Burr e il narratore, mostrando un punto di vista specifico rispetto alle dinamiche lavorativo-relazionali tra il batterista e Loopy, facendo trasparire, così, irrisolti conflitti tra i due.

Al di là delle ombre di un passato ormai lontano, il lettore avrà inoltre modo di salire sul tourbus per affrontare le piogge inglesi, voli transoceanici e spostamenti continui, estenuanti, di certo, ma in grado di portare gli Iron Maiden dove fino a qualche anno prima appariva davvero improbabile.

A dare risalto alla nuova release Tsunami è, infine, l’opera grafica di Derek Riggs, che capeggia in copertina, riportando in luce la sua straordinaria arte… e ancora adesso, permettetemi di dire, non comprendo appieno come la band abbia voluto separarsi dalla matita di un artista in grado di creare qualcosa di inarrivabile.