Michael Jackson – Off The Wall (1979)

Michael Jackson nacque artisticamente nella band che portava il nome della sua famiglia (i mitici Jackson 5) e, a dire il vero, ne era  sempre stato la vera star. Il suo modo di danzare e di cantare attrasse su di sé l’attenzione di tutti, sin da quando era solo un bambino e, arrivato all’età di 14 anni (1972), iniziò precocemente la sua carriera solista con l’album “Got to be there”, continuando in parallelo a cantare con i propri fratelli. Seguirono altri ben quattro album con nessuno dei quali riuscì ad avere il grande successo al quale ambiva (o forse ambiva, almeno inizialmente, il padre), fino a quando nella sua vita entrò magicamente il produttore Quincy Jones – incontrato grazie al musical “The wiz” del ’78 – che lo avrebbe reso in poco tempo The King of Pop. Sotto la sua direzione, Michael esplose letteralmente nel 1979 con “Off the wall”, titolo che in parte conteneva già in sintesi lo spirito dell’intero disco, vale a dire la voglia di uscire, divertirsi e scatenarsi ballando. 
 
In effetti il lato A contiene una sequenza impressionante di canzoni disco, funky e R&B da lasciare sbalorditi, che suonano molto diverse da quanto pubblicato in precedenza. Il singolo di lancio, la strepitosa “Don’t stop til’get enough”, ad esempio, trascinerebbe su una pista da ballo anche il più pigro degli ascoltatori, mentre le scoppiettanti “Rock with you” e la stessa title track (entrambe scritte dal mago del brit-soul Rod Temperton) hanno ritmo e melodia che ti entrano dentro al primo ascolto. Eterne.
Per il lato B, invece, Jako ripropose l’ammaliante “Girlfriend” (pubblicata l’anno prima dagli Wings di Paul McCartney, che ne è l’autore, su “London Town”) e presentò la ballata strappalacrime “She’s out of my life”, insieme con la vellutata “Can’t help it”, del suo amico e altrettanto geniale Stevie Wonder. Sublimi.“Off the wall”, vendette 12 milioni di copie e fruttò a Michael Jackson il suo primo Grammy. 
 
In realtà fu semplicemente il trampolino di lancio dal quale (sempre con l’imprescindibile aiuto di Jones) avrebbe, da lì a qualche anno, spiccato il grande salto nella storia della musica pop mondiale, grazie ai successivi LP (soprattutto Thriller, che già abbiamo incluso in questa rubrica dei Dischi da Isola Deserta), sgretolando ogni record di vendita possibile e immaginabile. Tuttavia, quando mi capita di riascoltarlo finisco sempre col chiedermi se quella genuina spontaneità che contraddistingue l’intero album non lo renda addirittura il pezzo più pregiato della sua impareggiabile discografia.