AAVV – Africa Vision vol 1

copertina

Chiunque si interessi anche solo un poco di musica popolare dei cinque continenti conosce senz’altro l’etichetta parigina Buda Musique, almeno per le sue collane Musique du Monde, dedicata soprattutto alle diverse espressioni della musica tradizionale, ed Ethiopique, che esplora la musica popolare dell’Etiopia a partire dagli anni ’50 e che è arrivata già al suo 21esimo volume. Presto parleremo anche della collana Zanzibara, dedicata alla musica della costa della Tanzania, un magnifico frullato di influenze arabe, africane e indiane.

Oggi dedichiamo invece la nostra attenzione all’ultima collana in 10 volumi nata in casa Buda (in coproduzione con Radio France International, Agence Intergouvernamentale de la Francophonie e Racines), intitolata AfricaVision. Dopo cinque lunghi anni di lavoro si inaugura la prima antologia musicale del cinema africano, con l’uscita del primo volume, dedicato al cinema dell’Africa francofona degli ultimi 30 anni. L’opera si preannuncia davvero di enorme interesse culturale, sia per chi ama il cinema e le colonne sonore che per chi è semplicemente innamorato della musica e della cultura africana.

L’interesse per AfricaVision ha più di un motivo. Il primo è che, nella maggior parte dei casi, la musica dei film africani non è mai stata pubblicata al di fuori delle pellicole di cui faceva parte. In più, l’imponente pubblicazione ragionata di materiale musicale inedito proveniente dal mondo della cinematografia costruisce un percorso strutturato sul quale esplorare, senza perdersi, la riccahissima produzione musicale dell’Africa. Ben venga quindi AfricaVision, un progetto dalle dimensioni sufficienti a tracciare almeno uno dei percorsi possibili.

In questo caso, come spiegato da Catherine Ruelle, direttrice artistica e coordinatrice dell’opera, è stato privilegiato il cinema della (e sulla) Africa francofona rispetto al cinema anglofono, in particolare i paesi sub-sahariani dell’Africa occidentale e centrale. Inoltre, la selezione del materiale tra le oltre mille pellicole considerate ha cercato di includere nell’opera i brani dei musicisti più famosi, oppure tratti dai film più significativi, o comunque diretti dai registi ritenuti più importanti.

Riguardo al cinema africano, gli storici del cinema stabiliscono la sua nascita negli anni 50 a Parigi, dove quattrro giovani intellettuali stranieri, Paulin Soumanou Vieyra del Benin, Mamadou Sarr e Melo Kane del Senegal e Robert Caristan delle Antille francesi, produssero il loro cortometraggio di ritratti africani, intitolato “Afrique sur Seine”. Ma il vero sviluppo del cinema africano dovette attendere gli anni della decolonizzazione dell’Africa Occidentale, che avvenne tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60.

Nel 1966, al primo festival delle arti negre di Dakar, voluto dallo scrittore, intellettuale della “negritudine” e primo presidente del Senegal Leopold Senghor, accanto a cortometraggi provenienti dal Congo, dal Senegal, dal Cameroon, dalla Guinea, dal Niger e dalla Costa d’Avorio, fu proiettato il primo lungometraggio africano, “La noir de”, di Ousmane Sembene, la storia di una domestica senegalese trattata come schiava dai suoi padroni, e che infine si suicida in Francia. Il film, che vinse il premio Le Tanit d’or alle Giornate Cinematografiche di Cartagine, anticipò di pochi anni lo sviluppo del cinema dell’Africa.

Da allora, le tappe importanti furono la fondazione ad Algeri, alla fine degli anni ’60, dell’Unione Panafricana dei Cineasti, oggi Federazione (FEPACI), la nazionalizzazione delle sale cinematografiche in Guinea, Mali, Burkina Faso e Senegal, e la crazione del Fespaco, il festival panafricano del cinema. A partire dagli anni 80 la produzione africana di lungometraggi divenne più costante, e fu sempre più rappresentata nei festival internazionali del cinema.

Resta da parlare dei musicisti e della loro musica. Al primo ascolto la compilation risulta insolita, ricca, varia e ben registrata. In effetti il cinema è un collante che funziona bene, e che consente di giustificare la presenza in uno stesso disco di accostamenti persino arditi tra brani elettronici di musica d’ambiente, come Donka di Mark Herouet, brani dance come Ouaga Saga di Mokthar Samba, e pezzi di pura e oscura musica tradizionale come Inanga di E. Bandora, o Yallali, un incredibile duetto tra un’anziana cantante e suonatrice di liuto mauritana e la sua giovane allieva.

Pochi gli artisti noti in questo primo volume. Il percussionista Mokthar Samba ha collaborato con Jaco Pastorius, Salif Keita e altri, ma non ha mai pubblicato un disco a suo nome. Un suo trascinante brano afro-dance apre brillantemente la raccolta, mentre Sababu, un alro brano dance un pò insipido ed esclusivamente strumentale, è firmato dal nome più prestigioso dell’intera compilation, il congolese Ray Lema. Più avanti si nota la presenza di Momo Wandel, altro nome importante dell’epoca d’oro della musica africana, sassofonista di una delle orchestre nazionali della Guinea di Sekou Toure, che compare qui con un blues suonato e cantato con passione e amore, a cavallo tra il jazz e la tradizione mandengue.

Il korafola senegalese Lamine Konte è stato una star nel suo paese durante gli anni ’70. Bellissimo il suo traditional acustico intitolato Bako. Intenso anche il mid-tempo mandengue Documentaire Tourbillons del franco-senegalese Patrice Gomis, cantato da Omar Toure, e assolutamente strepitoso Oghendo del gabonese François N’Gwa, pluripremiato a Cannes e al festival di Cartagine, il cui modo di cantare ricorda il suo conpatriota più famoso, Pierre Akendengue. Maaya è una canzone piena di pathos, cantata dalla splendida voce della bella burkinabe Amity Meria, djeli il cui vero nome è Mariam Drame. Moutoleyne Sida è un brano melodico e romantico dei senegalesi Faya Maga, guidati da Papa Magueye Faye. Tra i 19 brani della compilation c’è da perdersi, e io ho citato qui solo quelli che mi hanno atttratto sin dai primi ascolti.

AfricaVision è un viaggio che comincia con il primo brano di questa raccolta, e che non sappiamo esattamente dove finirà. Potremmo continuarlo ascoltando uno ad uno i volumi successivi, man mano che saranno pubblicati, oppure potremmo andare a cercare direttamente i film dai quali questa musica è tratta, alcuni dei quali si trovano persino in edizione italiana, e scoprire un cinema fatto senza denaro né risorse, ma che testimonia un sensibilità vibrante e diretta, diversa. Potremmo poi persino continuare il nostro viaggio, andando ad esplorare la filmografia dei paesi anglofoni, fino ad arrivare alle produzioni realizzate per il solo consumo locale, ma qui siamo davvero giunti alla perversione massima. Comunque sia avremo scoperto che il cinema africano esiste, è vitale ed è più che mai connesso alla musica.

Brani:

1) Mokthar Samba (Senegal) – Ouaga Saga (da “Ouaga Saga”, di Dani Kouyate, Burkina Faso / Francia, 2004)
2) Sami Rama (Burkina Faso) – Afriqui Bii? (da “ La Nuit de la Verité ”, di Fanta Regina Nacro, Burkina Faso, 2004)
3) Lamine Konte (Senegal) – Bako (da “Bako, l’autre rive”, di Jaques Champreux, France, 1978)
4) Amadou Doukoure, Madou Diabate (Senegal) – Jazz Mandingue au vieux casino (da “Le Déchaussé” di Laurence Attali, France / Senegal, 2003)
5) Patrice Gomis (Senegal) – Documentaire Tourbillons (da “Tourbillons” di Alain Gomis, Senegal, 1999)
6) François N’Gwa (Gabon) – Oghendo (da “Dolé” di Leon Imunga Ivanga, Gabon, 1999)
7) Patrick Abrial (Cameroun) – Le grand blanc de Lambaréné (da “Le grand blanc de Lambaréné” di Bassek Ba Kobhio, France / Gabon / Cameroun, 1992)
8) Seydina Insa Wade (Senegal) – Mamadou (da “Xalima la Plume ” di Ousmane Wiliam M’Baye, Senegal, 2004)
9) E. Bandora (Burundi) – Inanga (da “Le Métis” di Joseph Bitamba, Burundi, 1996, Documentario)
10) Marc Hérouet (Congo) – Donka (da “Donka – Radioscopie d’un hospital africain” di Thierry Michel, Belgio, 1996, Documentario)
11) Amity Meria (Burkina Faso) – Maaya (da “Delwende – Leve toi et marche” di S. Pierre Yaméogo, Burkina Faso, 2004)
12) Ray Lema (Congo) – Sababu (da “Sababu” di Nissi Joanny Traore, Burkina Faso, 1992)
13) So Kalmery ( Congo ) – Brakka, I’m calling from Africa (da “Article 15 bis” di Balufu Bakupa-Kanyinda , Congo , 1999)
14) Néma Mint Choueikh, Mamma Mint Lekbeib (Mauritania) – Yallali (da “Hermakono – En attendant le bonheur” di Abderrahmane Sissako, Mauritania, 2002)
15) Marianne Entat – Arrivée à Cotonou (da “Si-Gueriki – La reine mére” di Idrissu Mora Kpai, Benin, 2002, documentario)
16) Momo Wandel (Guinea Conakry) – Le blues du chef (da “Circus Baobab” di Laurent Chevallier, France /Guinea / Burkina Faso, 1992)
17) Faya Maga et l’esprit acoustique (Senegal) – Moutoleyne Sida (da “Derriére le Silence” di Mariama Sylla, Senegal, 2004)
18) Loy Ehrlich (Francia) – Voyages (da “Le Ballon d’or” di Cheich Doukoure , Guinea , 1998)
19) Jean Oudoutan (Benin) – Petit à petit (da “Barbeque Pejo” di Jean Odoutan, Benin, 1999)

AfricaVision – Piano dell’opera

Vol 1: 1975-2005 – Le cinema africain francophone
Vol 2: 50 ans de cinema africain
Vol 3: Wasis Diop et le cinema
Vol 4: 50 ans de cinema africain. Les grands ainés
Vol 5: Special Manu Dibango
Vol 6: Les musiques de Sotigui Kouyate
Vol 7 & 8: Les Comedies Musicales
Vol 9 & 10: Francis Bebey (double CD)