AAVV – Afro Night

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Afro Night è pura dance music contemporanea, creata da artisti nigeriani residenti tra Lagos e l’Europa. Nonostante non ami la house music ho deciso di scrivere di questo disco per “dovere di cronaca” nei confronti di un documento che giudico importante.

Introduzione indispensabile a questa recensione è quella sulla compilation Nigeria 70 della Strut Records, una pietra miliare nel fenomeno dell’esplorazione entusiastica dell’universo Afrobeat e Afrofunk iniziata alla fine degli anni ’90, appena dopo la morte di Fela Kuti. Nigeria 70 fu messa insieme da un gruppo di professionisti appassionati, tra i quali Samuel Kayode, nigeriano di etnia Youruba residente a Londra, che durante i seventies esercitava il mestiere di DJ in quella Babele musicale che doveva essere Lagos.

“Gli anni ’70 furono un periodo fantastico in Nigeria. C’era il boom del petrolio, il paese era sicuro e – cosa più importante – ci si divertiva. La vita notturna si infuocava nei club e nelle discoteche, e i DJ erano ovunque. La musica dance era la scena del tempo.” A partire dai primi progetti per la Strut Samuel Kayode fondò la Ekostar e divenne uno dei talent scout di riferimento per la moderna musica dance nigeriana..

Negli utlimi anni le case discografiche si sono interessate all’Afrofunk e all’Afrobeat, e le compilation più o meno ben assemblate di materiale registrato e pubblicato durante i mitici anni ’70 sono proliferate come funghi. Ma, tra tutte, la Ekostar ne pubblicò una davvero speciale, differente rispetto a tutte le altre. Il titolo era Nu Afrobeat Experience (2002, Ekostar), il contenuto era esclusivamente materiale contemporaneo, pura dance music nigeriana della fine degli anni ’90, tra cui figurano artisti noti come Tony Allen, ma anche quasi sconosciuti fuori da Lagos, come Dele Sosimi, già tastierista negli Egypt 80, Duro Ikujenyo, Jagunlabi, Jimmy Sholanke e altri.

Rispetto a tutte le altre compilation, il sound di Nu Afrobeat Experience abbandona definitivamente la dimensione nostalgica nei confronti dell’epoca d’oro della musica africana. Il suo groove è antimelodico, acido e tremendamente moderno, tanto da riscuotere l’attenzione e l’apprezzamento di molti e, dopo la pubblicazione negli Stati Uniti per la Shanacie, da divenire un vero riferimento nel suo genere, anche per il futuro.

In realtà, prima di Nu Afrobeat Experience la inglese Aladdin Records aveva pubblicato un’altra compilation di Samuel, The Original Afrobeat – The Sound of 90’s Nigeria (1999, Aladdin), che per qualche oscuro motivo non aveva avuto un grande successo nonostante la straordinaria qualità degli artisti rappresentati e la novità della loro musica. Come Nu, anche The Original Afrobeat è un disco pazzesco, in quanto accende la luce sulla scena underground nigeriana contemporanea, un mondo di artisti che interpretano la dance music con autorevolezza e incredibile originalità.

Afro Night è, dopo Original e Nu, la nuova compilation curata da Samuel Kayode (esce nel 2006) di materiale dance proveniiente dall’ambiente poco conosciuto dei club e delle case discografiche di Lagos, o dal mondo della diaspora nigeriana in Europa.

La lista degli artisti è intrigante. L’inizio è un groove scuro e potente guidato da Tony Allen, il leggendario batterista degli Africa 70 di Fela Kuti e protagonista instancabile della moderna scena Afrofunk. Segue l’Awa Band, nella quale suonano sia Allen che Dele Sosimi. Gli Afrologic vengono da Lagos e mischiano le sonorità afrobeat con la disco e l’hip-hop. Keziah Jones è un chitarrista e compositore nigeriano che ha acquisito una certa notorietà internazionale. KC Fresh fa una miscela di disco e fuji, mentre Bantu (si veda Fuji Satisfaction con Ayuba Adewale) risiede a Berlino e fa hip hop e dance pulita e non molto originale. SS2 sono un duo a cavallo tra l’highlife e il funk. Ikanga mischiano molti stili nella pura tradizione afrobeat. Brenda è una delle regine della scena disco di Lagos. L’altra regina del soul è Yinka Davies, che qui duetta con fascino e grinta con uno dei fondatori del fuji, il mostro sacro Barrister.

Rispetto a Nu il suono di Afro Night si è allontanato ulteriormente dall’Afrobeat, è più attuale e ancora meno folkloristico, ma in qualche modo anche meno cattivo ed estroverso. Si potrebbe definire un sound più disco che funk. A giudicare dalla levatura degli artisti sembrerebbe che questa trasformazione verso un groove più vicino alle produzioni fusion e dance euroamericane non dipende tanto dalle scelte di Samuel, ma rappresenta una evoluzione reale del sound di Lagos, che continua – a mio parere troppo insistentemente, anche se purtroppo inevitabilmente – a guardare a nord per orientarsi.

Naturalmente ciò che rende Afro Night appetibile, sia per i DJ nostrani in cerca di novità che per gli ascoltatori più curiosi, sono ancora una volta gli elementi e i sapori unici della musica Youruba, dalle inflessioni vocali della fuji music all’accompagnamento dei tamburi parlanti, dalla struttura vocale antifonale tra solista e coro al trattamento ruvido e acido riservato alle melodie.

Afro Night non è semplicemente un disco dance: esso costituisce una testimonianza importante e vitale su ciò che accade dentro l’universo della musica nigeriana di matrice Youruba, in una comunità che, sin dai tempi di Fela Kuti e del suo pan-africanismo musicale, è sempre stata in grado di dire la sua con grinta e passione.

Purtroppo Afro Night e tutti i dischi della Ekostar (in uscita ci sono anche “Hold On” di Omololu, in arte Lolù, EKOCD008, e “Songs of my Ancestors” della straordinaria Nkan Eledua, EKOCD009) sono quasi introvabili. Se siete interessati cercateli sul sito americano Dusty Groove o sul canadese Fusion 3, aspettando che vengano importati anche in Italia.

E buon ascolto.