AAVV – Collana Rough Guide

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Le compilation, si sa, occupano da quasi sempre uno spazio un po’ particolare della produzione musicale. Nei dibattiti tra appassionati vengono nominate con un certo disprezzo, forse per via di quel loro non approfondire nulla, lasciando quella sensazione e quell’immagine da “di tutto un po’” che per gli snob fa poco acculturato e per gli altri “tipi di appassionato” è comunque un compendio che quando va bene è buono per iniziare.
Insomma, una compilation di qualità è, in altre parole, cosa rara. Se poi ci concentriamo sull’ambito world music la situazione è abbastanza tremenda, con scaffali spesso pieni di raccolte che, fossero di musica italiana, troveremmo in qualche autogrill un po’ sperduto sorridendo e che invece pretende esotico fascino per sé quando s’atteggia in copertine souvenir di basso rango. È perciò con grande gioia che ho accolto e ascoltato la collana Rough Guide distribuita da Egea, un insieme di CD che raccontano musiche del mondo con interessanti contenuti e attraverso scelte anche di packaging in grado di dar senso e dignità ad una collezione.

Ho avuto modo di ascoltare i “capitoli” dedicati a musica araba, tango nuevo, Calypso, Giappone, Mali, Brasile e l’India di Bollywood. La valutazione complessiva è, prima di tutto, possibile, il che è il principale punto a favore di questa serie: in altri termini si ricava una percezione chiara riguardo l’omogeneità nella proposta, con estetica e approccio alla costruzione del contenuto stilisticamente coerenti. Per ogni paese o genere affrontato viene scelto un criterio mediante cui in quell’ambito vengono cercati via via esempi chiari della tradizione e in seguito le evoluzioni moderne, più o meno di rottura rispetto ai canoni. Se ne ricava un percorso ricco ed articolato, capace di mostrare diversi aspetti del mondo che presenta, fino al punto di evidenziare anche i limiti dello stesso, come accade ad esempio per un Giappone che ancora sembra in difficoltà nel trovare una fusione compiuta di modernità e passato e finisce col trovarsi spesso coi due ingredienti scissi, oppure col tango, le cui nuove frontiere, inizialmente fascinose -vedi Gotan Project-, stentano a scollegarsi da un’elettronica vuotamente citazionistica. Allo stesso modo emerge ad esempio la ricchezza colorata della musica del Mali, come pure gli aspetti a volte imbarazzanti del mondo di Bollywood.
A completare ogni prodotto contribuiscono in modo molto positivo nnte di copertina ricche e contenuti multimediali aggiuntivi nel CD con informazioni turistiche riguardanti i paesi “visitati”, ovviamente a marchio Rough Guide.

Si tratta di uno dei pochi esempi di collane legate alla world music che si possano consigliare. Naturalmente i conoscitori più profondi di ciascuno dei paesi o dei generi potrà obiettare caso per caso su artisti o ambiti non affrontati dalla raccolta, ma da un lato la cosa è quasi inevitabile in alcuni casi, e dall’altro un compendio introduttivo non si rivolge, per definizione, agli esperti di quel settore specifico.
Se vi interessa conoscere il mondo lontano attraverso la musica e volete farlo costruendo una collezione anche bella da avere questa è senz’altro una buona scelta.