Alberto N.A.Turra “”Filmworks”, recensione

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Quindici anni di musica scritta per quella luce che proietta istantanee a 24 fotogrammi al secondo.

Quindici anni di note pensate per definire il pathos narrativo di una settima arte in cui gli umori, i rumori e le esposizioni del pentagramma rappresentano un’essenziale proiezione di sé. Un mondo che si complementa in maniera naturale ed emozionale mediante crome e cromatismi accorti, da cui scaturiscono realtà alimentate in maniera magica e visionaria.

Proprio da questa magia, matura l’ormai antico dialogo tra suono e immagine, da cui parte e al contempo giunge Alberto N.A.Turra, semplicemente uno straordinario musicista.

Il disco inizia tra le polveri di Otto Haiku sulla Morte (The First), breve intro roniniana che apre lo sguardo su Seconda lamentazione , in cui la visionarietà degli archi mescola note distorte, portando le sonorità di Turra sulle rive del Mississippi. Un piacevole richiamo al Ben Harper di There will be a light, da cui si parte e riparte mostrando un pattern delicato ma deciso. Una sei corde che viaggia limpida e narrativa sui bordi di un album ricco di sfumature espressive, perfetto sin dalla straordinarietà estetica della sua cover art, pronta a raccontare storie silenti, in cui l’assenza di parole viene sostituita dall’emotività delle verticali classiche (da cui emergono stilisti Yann Tiersen) presenti in Cellule e dalle delicate opere infinite di Darvish.

L’impaginazione sonora del disco, pur difficoltosa, ottiene in maniera oculata un sentiero ardito ma coerente, riuscendo ad allineare il ritmo delicatamente andante di Trevor con l’aurea evocativa e Leoniana di Dirottato variazioni.

A dare respiro alla tracklist ritroviamo poi una rivisitazione pseudo nordica del Bolero di Ravel e un omaggio a Bernie Wayne con Blue Velvet, che spezza il disco in due parti, riuscendo così a condurre con naturalità l’astante tra gli sguardi osservativi di Sakura, probabilmente annoverabile tra le composizioni più interessanti. La traccia, rapita dall’omonimo video art film, riesce a mescolare spoken word con accenni di improvviso rumorismo, in grado di trasportare l’ascoltatore in un mondo surreale, molto vicino all’universo notturno di Murakami.

Il viaggio procede ancora sulle sonorità solo apparentemente easy di Dustin e Prima lamentazione , estratta da Storie del fiume sacro, da cui si ergono battiti profondi che ci invitano ad osservare il mondo di Turra lungo una suite priva di estremità, proprio come l’impeccabile digipack, corredato da un booklet in cui le immagini destrutturate vitalizzano il disco mediante stile e potenza evocativa.

Tracklist

1. Otto Haiku sulla Morte (The First)
2. Seconda Lamentazione
3. Irish Mississippi
4. Cellule
5. Darvish
6. Trevor
7. Curfew Go Go Go
8. Dirottato Variazioni
9. Blue Velvet
10. Bolero
11. Sakura
12. Otto Haiku sulla Morte (The Third)
13. Dustin
14. Papa Legba is My Sensei
15. Prima Lamentazione
16. Col di Lana