Antonio Soler – Piano Sonatas

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Anna Malikova, pianista di origine russa, registra in esclusiva per la RS records ed ha già inciso una decina di cd con un repertorio molto vario, che spazia da Chopin, Schubert e Liszt fino al novecento di Shostakovich e Prokofiev.
Cresciuta in Uzbekistan e formatasi musicalmente a Mosca, ha vinto numerosi concorsi ed effettuato tournées in tutto il mondo: la sua biografia cita la Germania, l’Inghilterra, la Francia, i Paesi Bassi, l’Italia, il Sud America e l’Estremo Oriente.
In questo cd, registrato a dicembre del 2001 nella Gustav Mahler Saal di Dobbiaco, ci vengono proposte diciannove sonate per pianoforte di Antonio Soler. Anna Malikova si sposta quindi nel settecento, in una zona della storia in cui il pianoforte si chiama ancora gravicembalo col piano et forte e sta ancora lottando con il clavicembalo per ottenere la supremazia nella musica per tastiera.
Antonio Soler, catalano, nato nel 1729, abbandona nel 1750 il posto di maestro di cappella alla cattedrale di Leida, e si consacra alla vita monastica divenendo Padre Antonio Soler. Di lui ci restano trattati teorici e composizioni di diversi generi: quintetti per archi con organo o clavicembalo obbligato, concerti per due organi, musica sacra e, soprattutto, oltre cento sonate per strumento a tastiera. Fu grande ammiratore e probabilmente allievo di Domenico Scarlatti che ebbe un’enorme influenza sulla sua opera. Morì nel convento de l’Escurial, a Madrid, nel 1783.
Poiché questo disco contiene sonate per strumento a tastiera, eseguite al pianoforte invece che al clavicembalo, è il caso di fare alcune considerazioni per spiegare perché, almeno nel caso di Soler, questo non ci sembri affatto un tradimento.
Ricordiamo che il pianoforte era stato ideato e costruito da Bartolomeo Cristofori fin dal 1700 circa, e che nei primi decenni del secolo si era diffuso un po’ in tutta l’Europa: si sa per certo che alla corte di Spagna erano presenti, all’epoca, più pianoforti facenti parte della collezione di musica della regina Maria Barbara di Spagna, allieva di Scarlatti.
Inoltre alla fine del settecento si scriveva già dichiaratamente musica per questo strumento: se prendiamo a riferimento il periodo 1770-1780, musicisti come C.Ph.E.Bach, Haydn, e Mozart avevano già abbandonato il carattere clavicembalistico delle loro prime opere e ormai scrivevano sonate e concerti per il pianoforte.
Infine, dal punto di vista della scrittura si può osservare come Soler introduca alcuni accompagnamenti al basso tipicamente pianistici, abbandonando contemporaneamente l’acciaccatura, una forma di ornamentazione perfetta per il clavicembalo, ma di minor effetto sul pianoforte.
Naturalmente nessuno di questi argomenti costituisce una prova certa, l’ascolto autorizza però a pensare che le stesse sonate, se eseguite al clavicembalo, non ci avrebbero mai dato uguali emozioni è questo, per quanto mi riguarda, è un argomento sufficientemente valido.
Veniamo al programma del disco.
Anna Malikova pesca diciannove perle nel catalogo dell’opera di Soler e ce le propone in un ordine felicissimo e da lei stessa accuratamente definito. La pianista non privilegia un impossibile ordine cronologico o di numero di catalogo, ma opta per un’alternanza che vorrei definire: dello Spirito; tale da rendere omogenea l’immagine di questa raccolta che si ascolta come un corpus unico; così come si ascoltano i Preludi di Chopin, gli Improvvisi di Schubert o gli Studi di Liszt. All’interno delle scelte operate, alcune sonate colpiscono per il loro taglio “moderno”, si ascoltino ad esempio le op. 109 e 110 che, sarà per la suggestione del numero d’opera, ma ricordano davvero Beethoven; oppure si ascoltino i nn. 9, 102, 104, 113 abbandonandosi sull’onda delle emozioni e si provi a pensare che tutto questo è stato composto da un frate dell’Escurial. Straordinario!
In definitiva un disco consigliabilissimo, adatto a conoscere un musicista di grande levatura che, per troppo tempo, è stato quasi dimenticato.
Lascio questa recensione esprimendo la speranza che, presto, Anna Malikova ci regali un altro disco di Soler.
Commento tecnico: pianoforte perfettamente inquadrato e giustamente riverberante. Diciamo che per una volta si ha l’impressione di essere davanti allo strumento e non dentro. Suono realistico, insomma: e questo mi sembra un gran complimento, anche se, devo aggiungere, per i dischi della RS la qualità ottimale del suono è sempre una sana, e mai abbastanza elogiata, consuetudine.

Maurizio Germani
Aprile 2004