Argo “Argo”, recensioni

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Anni 90?
Anni 80?
Oppure nuovo millennio?

Possiamo mescolare 4 decenni di musica pop and rock ed ottenere gli Argo, band marchigiana nata dalla sinergia creativa di Giovanni Di Placido, Diego Tancredi Cermaria, Vincenzo Marvin Chiappa ed Enrico Carlo Baldarelli.

Quattro spiriti demiurghi al servizio di un EP d’esordio, in cui l’animo disincantato del quartetto appare in grado di dare una spolverata emozionale, attraverso semplicità ed intelligenza, proprio come dimostra l’ottimo singolo Polvere di logica, in cui backvoice, anima popolare e giochi elettronici ci portano verso il battito sporco di Brucerò. Da qui, tra filamenti e venature electro, la band definisce i contorni di una bass line vintage, diretta verso un inciso definito, ideale movimento atto a portarci vicino al confine di un mondo sotterrato dal mainstream.

La band non ha paura di raccontarsi attraverso una mescolanza occulta di rimanti ninetees e sviluppi contemporanei, vissuti come trampolini di ripartenza per la perfettibile direzione di Inutili ideali, troppo ammiccante e fuori tempo, nonostante la sua buona chiusura. L’ingenua indecisione va però a risolversi tra le note della titletrack, in cui la band trova la reale svolta. Una narratività ben combinata con armonie e cuciture leggere, che entrano nell’ascoltatore sin dal primo impatto. Una traccia fondamentalmente radiofonica che meriterebbe visibilità e amplificazione.

A complementare la piccola opera targata Alka Records è infine la gradevole cover art, in cui la semplicità di Vicenzo Maria Chiappa mostra i tratti lineari un disegno che sembra già proiettato verso una naturale estensione di sé.