Black Metal Compendium Volume 2

blackvol2.jpg

Il puzzle si sta completando. La trilogia curata da Lorenzo Ottolenghi e Simone Vavalà trova, infatti, il suo secondo atto: Black Metal Compendium volume 2.

L’opera, edita da Tsunami Edizioni, dopo aver raccontato le origini controverse e oltranzista del mondo nordico, sposta il suo centro di gravità dalla culla germinale verso il resto d’Europa, mostrando come la penisola scandinava sia stata un reale epicentro di un “morbo” sonoro virulento, anche dal punto di vista stilistico. Un attacco alla banalità, alimentato dai venti crudeli e brutali della misantropia, dell’anti cristianità e dell’autodistruzione. Attitudini maturate ma (im)mutabilmente riverse su di un percorso che ha ridefinito più volte il proprio ego, innestando dogmi apparentemente invalicabili, posti al servizio di una fisiologica modificazione genetica che ha trovato nel corpsepaint, il diniego di sé, quasi sempre accompagnato dall’imprescindibile rifiuto a concedersi non solo ai fan, ma allo mercato stesso.
Il black metal, difatti, ha da sempre trovato agiatezza in un isolato rifugio definito da poche pareti emozionali in cui tape trading, lo-fi e cacofonia espressiva appaiono ancora oggi parte integrante di una corrente viva del movimento sub-culturale portato alle cronache da vicende (più che) borderline.

Però, proprio i dogmi iniziali, con lo spostamento longitudinale ed emozionale, hanno iniziato a scricchiolare o quantomeno mutare grazie a coloro i quali sono voluti uscire da quella crudità iniziatica, arrivando a mescolare influssi divergenti e (in)comprensibili ambizioni derivative, di cui Nergal appare ancora oggi il classico capo espiatorio.

Il libro, magnificamente introdotto dal secondo tassello pittorico di Marco Castagnetto, ci invita ad osservare il mondo del Black Metal attraverso una nuova strada, quella che ci porta ad uscire dalle foreste oscure ed innevate del “Nordland”, arrivando ai luoghi insospettabilmente fertili, posti tra le opere di Rotting Christ e Necromantia, sino alla piccola ma fervente scene italica, dove Mortuary Drape, Inchiuvatu e (per certi versi) Bulldozer hanno ridefinito i vertici di una scena frammentata, oscura e spesso positivamente citata da degli Dei ex machina Fenriz e ed Euronymous.

Il volume secondo di questa impeccabile trilogia, offre, come da attese, una cernita di dischi in cui la copertina viene accompagnata da uno spirito recensionistico, posto ai confini di un viaggio descrittivo in grado di portarci tra le fantomatiche Legions Noires, sino alle estremizzazioni deprecabili del Nsbm (Graveland) e alle deformazioni stilistiche del Symphonic Black Metal (Carach angren e Cradle of Filth).

I due autori ambrosiani rispetto al primo volume, pertanto, riescono nell’intento di raccontare una più vasta area geografica in cui l’onda nera si è propagata, arrivando inevitabilmente a modificare se stessa, portando rabbia ed estremità sonore in grado di ridisegnare continuamente istinti, regole ed ideologie, poste lungo un sentiero che persegue la prima ondata ridefinendone le concettualità cardine.

Ora però…non ci resta che attendere la conclusione della trilogia iniziando ad osservare il Blast Beat d’oltreoceano.

Stay Tuned!