Confine “Incertezza continua”, recensione

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Attenzione: “Parental Advisory. Explicit Content”

Spesso, quando arriva in redazione un disco di cui non so nulla, adoro giocare con l’estetica. Infatti, ancora prima di orientare la mia attenzione sull’info sheet e sull’ascolto, cerco di prevedere lo stile sonoro dell’opera, analizzando semplicemente la cover art. Così ho fatto con i Confine ed il loro Incertezza continua, un disco in cui il bianco e nero del collage va ad alternarsi proprio come in una vecchia fanzine ciclostilata degli anni ‘80. Osservando bene la struttura dei dettagli mi sono convinto di un stile hardcore old school, figlio del Virus e pertanto attento a non specchiarsi in una società scomposta e deviata.

Credo di averci preso… “e invece no”, perché oltre all’HC c’è di più.

Chi sono il Confine?

Sono una band dedita ad estremizzazioni sonore in cui il grind emerge nello stile e nella durata compositiva (10 tracce per 15 minuti). Un ensemble in grado di far convergere influssi thrash pronti a delineare un disco… anzi una tape… degna di nota. Il sound prettamente lo-fi inizia a trascinare l’astante in un vortice di irruenza, blasfemia e sguardi disincantati già con l’iniziale voce de La favola di Dio, in cui la band veneziana si presenta a gamba tesa per poi posare uno sguardo osservativo pronto a raggiungere un apice espressivo con la grezzezza di Franco, in cui la struttura “pistolsiana” del riff va a trovare una naturale collocazione tra intuizioni Oi! e una preponderanza hc.

Il sound aggressivo e arrugginito si fa heavy con Infamia per poi offrire un maggior campo visivo alla bass line con Maurizio IV, invettiva diretta che ci porta verso una folle accelerazione (Pozzo Strada ) in grado di recuperare intenti thrash metal dagli anni 80 con Magone, in cui lo sdoppiamento vocale offre spunti diversificati.

A chiedere disco sono infine la ruvidità de La mia recita, la follia reiterata di La tesi e Incertezza continua, grande finale in cui la matrice pesate offre la via ad un timing innestato tra stop and go, toniche e rabbia espressiva. Insomma un disco perfetto per far (ri)vivere le polveri dell’underground in cui non possono esistere o resistere confini.

Cari benpensanti state alla larga.

TRACKLIST

1. La Favola Di Dio
2. Pargolo
3. Franco
4. Infamia
5. Maurizio IV
6. Pozzo Strada
7. Magone
8. La Mia Recita
9. La Tesi
10. Incertezza Continua