Dealma “13”, recensione ed intervista

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Come in preda alla sindrome di Stendhal, di fronte a questo nuovo debut vi sembrerà di ritrovarvi all’interno di un dipinto di Magritte. Infatti, le epifanie celate dalla workart, ancor prima dell’ascolto, ci introiettano all’interno di un mondo surreale e turbato, capace di fondere poesia ed irrequietezza.
Sensazioni che si uniscono a famelica ed attenta curiosità, nel tentativo di percepire ombre ed indizi utili a capire cosa si nasconda dietro quella rossa porta che capeggia in corver art.

Di certo, dietro quell’ingresso ritroverete 12 intense tracce di post grunge, mescolato con coraggio a P funk, rock indurito e tracce stoner, che all’unisono si offrono ad accorti interventi di elettronica, per un album solido e convincente.

13, sin dai primi approcci, appare come un disco dalla chiara qualità compositiva, come dimostra l’opener Just in time, brano dalla ritmica funky peppers abbarbicata su stilemi grunge vicini al primo Chriss Cornell. Una mescola di diversificato rock, tra rallentamenti ed electro beat, da cui emergono sensazioni Commitments.

La band sembra voler dimostrare idee chiare, attraverso i numerosi cambi di direzione e le conseguenti mutazioni di ritmiche che, in maniera efficace ci portano all’interno di episodi diretti come Contact e i suoni ’90 diPlastic land.

Senza dubbio tra le tracce di miglior effetto ritroviamo Travellin’ sense, da cui la matrice alt rinvigorisce il suono di Seattle in un climax narrativo, che si erge su di una chitarra distorta appoggiata ad un interessante drum solo. Se poi con 11th July torniamo sulle tracce dei Temple of dog, ci si avvicina ad un h’&h’ con Water of the present e a piccole particelle jazzate in The last sun, in cui la profondità vocale si fa più marcata, grazie a interessanti trovate scratching e l’apporto in controcampo di una deliziosa backvoice femminea.

La voglia di sperimentare, unitamente all’esigenza narrativa, travalica senza soluzioni di continuità lo stoner di Dimension, la pacatezza acustica di Trust e l’esplosività conclusiva di Volume, in cui il controllato rumorismo sembra voler aprire uno spiraglio al futuro, quasi anticipando idee preformate, proprio come era solito fare Stanley Kubrick nei suoi film.

Tracklist

01 Just in time
02 Contact
03 Plastic land
04 Travellin’ senses
05 11th july
06 The last sun
07 Water of the present
08 Dimension
09 Trust
10 Volume

Intervista

1. Come da consuetudine approfondiamo il significato che sta dietro il vostro monicker. Perché Dealma? Cosa significa e da cosa deriva la scelta del vostro nome?

Ciao a tutti!

Il nome nasce da un’idea iniziale: ISLA DE L’ALMA….ISOLA DELL’ANIMA…( e questo la dice lunga su quello che la nostra isola rappresenta per noi ). In seguito, lavorandoci su ed esaminando bene il nome, nella convinzione che una sola parola potesse rimanere più impressa perché più facile da ricordare, abbiamo selezionato ALMA…ANIMA…E per motivi fonetici abbiamo aggiunto il DE iniziale, credendo di formare un neologismo ( l’idea in sé ci allettava )…arrivando cosi a DEALMA che racchiude in sé un chiaro riferimento al suo significato iniziale: DELL’ANIMA…

2. Chi sono i Dealma e perché esistono?

I Dealma (Giuseppe Mura, Claudio Pinna, Manuel Dettori e Andrea Pica) sono 4 ragazzi di un isola. Quattro individui che viaggiano sulla stessa onda artistica e si concentrano nel maelstrom di un vortice d’espressione. I quattro, per anni, hanno avuto esperienze musicali diverse, volte alla ricerca di una trasformazione professionale, fino a trovare poi l’alchimia giusta nella attuale formazione, per dare vita e voce alla loro positività musicale.

3. Ascoltando il vostro full lenght, con un poco di rabbia, mi sono chiesto come sia possibile che la band non abbia un’etichetta alle proprie spalle…Scelta o imposizione di un mondo musicale arduo da scalare?

Non è una cosa pensata o voluta, attualmente non abbiamo ricevuto nessuna richiesta interessante, è giusto prendere la palla al balzo, ma non è giusto buttare il proprio sudore nel cesso. Comunque sia siamo alla ricerca di un’etichetta che dia più spessore mediatico-lavorativo al nostro progetto, non è facile trovare qualcuno che crede in te. Al giorno d’oggi devi avere tutte le carte in regola e far parlare i numeri.

4. Come nasce l’idea di distribuire il disco in digitale? A Vostro avviso quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa tipologia di marketing?

Distribuire il disco in digitale è una cosa comodissima, noi Dealma acquistiamo parecchia musica su iTunes e similari; certo non ti da l’emozione di avere in mano un disco fisico, con un profumo, con dei colori particolari, studiati appositamente e magari con del lavoro di mesi e mesi dietro di esso. L’ acquirente ha la possibilità di toccare lo stesso oggetto che sta toccando la persona che l’ha ideato e creato, ed è come se avessi un pezzo di lui!
In alcuni casi è emozionante… ma questo è compensato dal fatto che in digitale la musica costa la metà e in un qualsiasi momento della tua giornata, con un click, hai sotto le tue dita la canzone o il disco sul quale poco prima sbavavi attraverso una pubblicità o un film. Lo svantaggio è che, chi come noi risulta ancora senza etichetta, può riuscire a distribuire digitalmente la propria musica arrivando così a popolare un oceano di pesci… devi proprio essere un “pescione” gigante e d’oro per riuscire a cavartela…

5. Dopo tre anni di genesi, cosa hanno sbagliato sino ad ora i Dealma?
Penso che in questi tre anni di percorso, la condivisione e la coesione unica attuata in situazioni sempre diverse, tra l’oscillare di facilità e difficoltà, ha definito il nostro unico obiettivo che è stato e sarà sempre quello di vedere e sentire la musica come la nostra fonte di energia, emozione ed esplorazione.
Speriamo di trafiggere con umiltà le menti della gente che ci ascolta e che ancora non ci conosce.
Dunque rispetto alla domanda la risposta è NO, non abbiamo sbagliato niente…viviamo in un isola che può dare solo ispirazione alle nostre menti compositive e ai nostri suoni. Ora tocca a noi continuare a divulgare il sound dei Dealma.

6. Quanto è difficile emergere dall’oceano di proposte?

È parecchio difficile, viviamo per evolverci e quindi durante la crescita si ha bisogno di visualizzare il percorso e le tipologie di correnti per capire quando e quale onda prendere. Purtroppo però tutto ciò può rallentare la corsa verso la tua direzione, perché talvolta puoi avere il vento contrario.
L’oceano però è saggio e conosce la nostra direzione, spero ci tenga in considerazione e sappia quando farci emergere.

7. Se foste nati nei primi anni 90 sarebbe stato più semplice?

SI…magari a SEATTLE…ahahahaha!!!!! Sicuramente in quel periodo si respirava un aria di ricerca, la nuova rivoluzione dopo gli anni 60…avremmo nuotato meglio in quelle acque pulite.

8. Ascoltando i brani del disco, a tratti ho avuto l’impressione di ascoltare la voce di Chris Cornell degli esordi…paragone azzardato?
Paragone azzeccato 🙂 .
Cornell è stato ed è attualmente un icona nella mia vita da ascoltatore e per la mia espressione canora, ma sono stati tanti a plasmare la mia voglia di personalità ed unicità, ne cito alcuni : Jeff Buckley, Jim Morrison, Mike Patton, Ian Gillan, Ozzy Osbourne, Eddie Vedder , Layne Stanley, James Brown, Dave Matthews ..hahaah!!!…la lista e’ lunghissima. La mia voce ha mutato nel tempo, quindi quella che sentite, per chi ascolterà il nostro disco, è la voce di Giuseppe Mura…che se fosse messo in fila agli altri nomi non mi dispiacerebbe mica…ahahha!!!

9. Come nasce la vostra arte del songwriting ? Quali sono le tematiche che influenzano il vostro impegno compositivo?
Sotto c’e’ un lavoro irregolare, tutto si muove con una naturalezza eterea, questo grazie ai luoghi di piena armonia e spontaneità. La composizione ha bisogno del suo tempo e dalla giusta temperatura ispirativa. Dopo questo lavoro iniziale, subentra lo schema di arrangiamento della superficie per inserire l’idea della melodia vocale. A seguito si inizia l’elaborazione della bozza, con il processo di arricchimento fino ad arrivare al cuore del brano e ottenere in fine la nostra creazione…comunque il nostro metodo cambia in continuazione ed e’ imprevedibile. Le tematiche che affronto sono prettamente introspettive, do’ molto adito alle mie impressioni per avere anch’io una risposta alle domande dell’ universo, cerco la chiarezza della nostra mente e soprattutto cerco di dare coraggio e forza alla vita stessa, sento che i testi che scrivo con la musica ci regalano stadi di umore e brividi di gioia . Scrivo in questo modo perche’ ho necessita’ di farlo.

10.A ben osservare la cover art ed in booklet. L’impressione è quella che per il vostro esordio abbiate scelto con accuratezza ogni dettaglio…
Essendo il nostro primo lavoro abbiamo voluto solo degli interventi minimalisti e diretti, la scelta di tutto questo è durata parecchio, nonostante la semplicità. Curiamo ogni dettaglio perchè in fondo la cover art ed il booklet fanno parte dell’anima di “13” , una modellazione di impatto per durare nel tempo…inserendo sempre quella virgola di esoterico.

11. La splendida art work, come in un dipinto di Magritte, sembra voler raccontare e nascondere. Come è nata l’idea?
Il mistero di questa art work è proprio la nostra storia, dei dipinti di vita che oscillano tra passione e timidezza, riassumendo in una porta rossa il nostro trascendentale e forte carattere; il resto attorno è un bosco pari alla libertà di espressione che appartiene ad ognuno di noi. Il misticismo è sempre presente nei nostri lavori grafici e sonori.
L’idea è nata grazie alla collaborazione con un nostro amico grafico (Mirco De Angelis), che ha stilizzato in una forma astratta il segreto nell’apparenza. Bello il paragone del dipinto di Magritte…
12.Cosa si nasconde dietro a quella porta?
Dietro la porta esiste l’universo dello spirito e del tempo, tutta la nostra devozione e carismatica attitudine al miglioramento, semplice determinazione. Rappresenta un ingresso che va oltre il viaggio dei sensi, un luogo di estrema purezza, le varianti del cambiamento tra la decisione giusta o sbagliata , la sicurezza contro l’insicurezza… in essa si nascondono tutte le impressioni positive e negative di noi stessi.

13.Cosa e quanto riescono a dare in presa live i Dealma?
Cerchiamo di dare al pubblico un abbraccio intenso di emozioni, tra passaggi di dolcezza e aggressività . Pensiamo di dare molto nei live.
Il mondo dei concerti è il nostro mondo, è pura estasy, che ci guida nell’ interagire con chi ci ascolta e ci guarda.

14.Prima di salutarvi appare ovvio e scontato chiedervi quali saranno i prossimi step artistici?
Step? Nuovi Video e nuovo album già in fase di registrazione….seguiteci e se volete conoscere e amare il mondo dei Dealma…di sicuro (!) non ve ne pentirete. GRAZIE