Deep Purple “Tour 2016”,Genova

deeppurplegenova.jpg

In questi ultimi 17 anni trascorsi tra le fila di Music on tnt ho avuto l’onore e l’onere di assistere a quasi 1500 concerti. Live di ogni tipo, dai micropali underground sino ai grandi stadi e alle piazze estive. Se non fossi genovese, quindi affetto dalla ‘sindrome del mugugno’, forse dovrei sottolineare il fatto che la “nostra” Arena del Mare è senza dubbio una delle migliori location che ho ritrovato in Italia. Affacciata sul mare a pochi metri dalla lanterna, la scenografia del palcoscenico estivo offre un’ambientazione davvero unica, magica e sorprendente.

Quest’anno, più del recente passato, ad impreziosire gli intenti è un cartellone musicale davvero di livello, e provo a dirlo epurando il mio ego musicale da ‘snobberia’ e preconcetti. Portare a Genova Mika, Pezzali, Fabri Fibra e Marracash non è poco, senza contare (finalmente) la straordinaria risposta di un pubblico sempre più numeroso. Dimostrazione di ciò è stata, senza dubbio, la storica serata del 12 luglio 2016, quando a salire sul palco sono stati i mitologici Deep Purple, riportati nella Superba grazie a Duemila Grandieventi e Barley Arts.

Dopo qualche anno di distanza dall’ultimo live genuense, infatti, la band di Ian Gillian e Ian Paice torna a dare voce a un hard rock vivo e granitico.

Ad aprire le porte del suono sono però i ToseLand, creazione sonora di James Michael Toseland, ex campione di Superbike che, una volta lasciate le due ruote, ha deciso di correre veloce cavalcando note tipicamente rock.

La band si è presentata con energia e coinvolgimento, anche grazie ad una particolare performance chitarristica e ad un carisma innato del frontman che, in maniera continuativa, ha ricercato (e trovato) un contatto emotivo, empatico e linguistico con un pubblico già numeroso sin dalle prime canzoni. Così l’emozione di Too close to Call si è mescola alle coinvolgenti hit, tra cui sono emerse Renegade con il suo suono bikers e Cradle the rage, posta al servizio di un live in cui si sono palesate piacevoli reminiscenze Bryan Adams e Aerosmith.

Attorno alle 21:30 l’emozione dell’attesa arriva al proprio climax. Si spengono le luci e gli storici suoni di Highway Star danno inizio lo show. L’emozione esponenziale porta gli astanti verso uno dei più riusciti riff della storia del rock. Steve Morse non ha certo necessità di scaldare i propri polpastrelli, iniziando sin dal principio uno dei suoi molti passaggi da protagonista, per poi introdurci nel vortice sonoro di Bloodsucker, in cui la voce di Gillian ritrova gli antichi fasti, proprio poco dopo le incertezze iniziali.

La setlist si sviluppa senza troppe variazioni rispetto all’atteso, portando in dote il clapping hand di Strange kind woman e le movenze straordinarie di Lazy. Tra le migliori tracce proposte sento però di dovermi allontanare dai classici per citare l’oscurità ‘scary’ di Vincent Price, sentito omaggio al maestro dell’horror, qui narrato da atmosfere in grado di portare con sé i fondamentali stilemi di purpleiani (ri)letti da sonorità definite da nuovi orizzonti.

Le due ore di concerto, ad onor del vero disturbate dagli effetti retrò del maxischermo, scivolano via tra cult irrinunciabili e composizioni recenti estratte da Now What?! . Una sincrasi musicale che, come da tradizione, ha regalato molto spazio alle lunghe improvvisazioni poste tra citazionismi e divertissement ,che giungono ad omaggiare (incredibilmente) Fabrizio De Andrè, evocato dalle note bianconere di Don Airey, pronto a suonare alla platea una versione hammond di Crêuza de mä.

Ma…il meglio ha ancora da venire, grazie alla mostruosa performance di Space truckin’, che anticipa l’anthem per eccellenza, quella storica e storicizzata Smoke on the water, che ancora oggi esalta e travolge.

Il bis, ovviamente atteso e previsto, infine, porta in dote emozioni partecipative, che nascono in maniera genuina e diretta dalla germinale Hush, a cui segue l’atto finale Black night ,segno indelebile di un live semplicemente eccezionale, in grado di raccontare ai fan una band inimitabile.