She like Winter, “Bruises”, recensione

Ci sono monicker che si fanno amare sin da subito, e ci sono cover art in grado di raccontare  con creatività ed arte.

Questa volta la nuova release di (R)esisto Distribuzione sembra raccontare entrambe le cose. Da un lato She like Winter, nome semplice ma originale, appare in grado di narrare più delle sue tre semplici parole e, dall’altra parte, una lucida cover arte di Dario Zulunardo, bilanciata, emozionale e comunicativa, appare un’impronta stilistica ideale per una band che necessita di crescere, ma che offre ritagli di interessante dream-pop.

 

 

Per capire la band, vi sarà sufficiente l’ascolto attentivo di Asynchronica. Il brano di apertura,infatti, spinto da reminiscenze Depeche Mode, riesce a mescolare synth e linee armoniche non lontane dalle corde di Brian Molko. Nonostante poi la vocalità della brava Simona Pasculli si allontani dai miei canoni soggettivi, appare innegabile come la band lombarda voglia raggiungere l’ascoltatore mediante atmosfere delicate, che sembrano fagocitare movimenti dark e piacevolmente post rock. Le emozionali diluizioni della tracklist ci trainano, infatti, verso reiterazioni pronte a virare verso gli impulsi dream di  So come closer, forse troppo easy per risultare l’arma vincente.

Nonostante cadute pop, la band però emerge della banalità con arrangiamenti curati, che cullano gli astanti attraverso soluzioni delicate (Varsavia) e giochi narrativi (Giselle). A chiudere il debut, è infine un vero e proprio climax compositivo. Un viaggio onirico verso una realtà parallela, in cui le distese sonore invogliano a chiudere gli occhi per viaggiare sospesi verso sensazioni eteree, che proprio Paralysis  sembra riuscire ad aprire attraverso porte narrative in grado di raccontare nuovi mondi da cui ripartire.