Diana Spancer Grave Explosion “0”, recensione

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Attivi da poco più di un lustro i Diana Spencer Grave Explosion, quintetto barese dedito ad un sound psichostoner dalle tinte distorte, si apre al saturo mercato con un interessante prodotto sonoro che, tra luci ed ombre, cerca di raccontare influssi, influenze ed idee.

Un Ep pronto a riferire una mescolanza di rimandi trasversali, in grado di evocare atmosfere floydiane, stonerizzazioni gradevoli e rigurgiti post grunge, qui inquinati da chorus invasivi, ma liberati da un discreto approccio emozionale dei riverberi space. All’interno di questo habitat, la sei corde di Piercarlo Resta inizia un dialogo reiterato e avvincente, pronto a mostrare l’altro lato di una voce poliedrica e rabbiosa (Space cake). Una linea di cantato psicotica, che si veste in spoken word in Avalanche, minimal aurea retrò. Eterea traccia (per certi versi persa in sé stessa) perfetta nell’ergersi su di un viatico che potrebbe garbare a chi ha amato i Doors.

L’arma su cui continuare ad elaborare idee, sembra poi essere l’impronta espressiva domata da partiture in grado di raccontarsi mediante orizzonti divergenti, che metaforizzano un breve viaggio privo di rimandi identificativi. Un esempio riuscito è proprio Long death to the horizon, in cui il sound, ancora grezzo e migliorabile, ha il merito di contribuire a emozioni nebulari ed inquiete dai richiami Molko.

Insomma, un piacevole biglietto d’ingresso, in cui i suoni lievi e distorti ridefiniscono l’ottimo lavoro di cover art di Giuseppe Mancino, abile nell’intrappolare cromatismi e visionarietà.

Tracklist

1.Space cake 05:37
2.Avalanche 06:01
3.Long Death to the Horizon 12:55