En Roco

en_roco_occhi_chiusi.jpg

Sono trascorsi più di tre anni dalla prima volta che vidi gli En Roco dal vivo. Ricordo un micro palco nel cuore di quel cento storico cantato da De Andrè, in un ambiente buio e dall’acustica improbabile, ma già da allora si intravedeva qualcosa di buono. Dopo un lasso di tempo piuttosto lungo il destino li ha riproposti alle mie orecchie e questa volta la decisione istintiva è stata quella di provare a versare parole per spiegare, a chi ancora non li conosce, chi sono gli En Roco.

Nati in coincidenza con l’allineamento dei pianeti nell’anno 2000, dopo un ep sponsorizzato Marsiglia Records ed un debut album, pubblicato da Fosbury Records, ecco arrivare a noi il secondo più maturo full-lenght “Occhi chiusi”, primo disco realizzato sotto l’ala protettrice dei quotati Meganoidi e della loro casa discografica Green Fog.

Senza dubbio, una metafora del savoir faire della band genovese è rappresentato dal pregevole sito internet (www.enroco.com), specchio di incantevole raffinatezza grafico-letteraria, trasposizione iconografica del viaggio intrapreso dal gruppo, attraverso note elevate e nobili. L’itinerario proposto dalle 13 tracks di “Occhi chiusi”, viene costruito su solide basi nu-acoustic, dall’impostazione meno radicale rispetto al passato, unite ad un alternative sofistico che a tratti tocca l’alt-country e dall’altro lato ricorda le escursioni musicali di Nick Drake.

Il nuovo disco si districa attraverso brevi racconti costruiti intorno al sapore ermeneutico della poetica italiana; un sapidità cantautoriale che, complementata da riflessive partiture, mostra una struttura ridondante, ma capace di costruire un accorto flusso di coscienza. Sul pinnacolo del disco non si può non trovare l’elegante “Dialogo tra Galileo e un comune pensatore” in cui la voce del front man si riesce ad esprimere al meglio. Il geniale titolo inoltre nasconde un ben strutturato sound dalle sfumature Belle And Sebastian, un sapore intellectual-retrò impreziosito dall abile flauto.

Dopo gli intrecci acustici di spicco in “La salita” e “ Un mercoledì” il sipario cala su “Non di questa età”, convincente ed adulatorio brano che chiude un album che di certo acquisisce maggiore verve nella sua trasposizione dal vivo, in cui le sonorità appaiono ancor più vivide. Ora non vi resta che ascoltare gli En Roco e farvi trasportare nel loro avveduto mondo…magari ad occhi chiusi.