Enrico Rava – The Words And The Days

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Nel dedicare un ciclo di articoli al Jazz italiano, non potevo tardare ancora a scrivere di Enrico Rava: triestino di nascita, generazione 1939, trombettista e filicornista, certamente uno dei più noti jazzisti italiani in campo internazionale o forse il più noto in assoluto, nonché uno dei migliori musicisti in circolazione.

La sua musica, si dovrebbe dire “la sua cifra stilistica”, è inconfondibile. Una biografia recentemente edita da Minimum Fax porta fin dalla copertina una definizione che mi sembra perfetta, infatti s’intitola: “Note Necessarie”. Il titolo fa riferimento ad un consiglio che, pare, lo stesso Rava ricevette dal grande João Gilberto e che suonava più o meno: “impara a suonare solo le note necessarie e a lasciar perdere le altre”. Un consiglio che Rava segue alla perfezione: quello che ne risulta è: sintesi, essenzialità.

Un’essenzialità che può ricordare un grande della rarefazione come Miles Davis, a cui Rava certamente s’ispira, aprendo però un filone assolutamente originale.
Le note di Davis, soprattutto dell’ultimo Davis, sono come massi scagliati all’interno di una colata lavica, quando colpiscono schizzano materia infuocata dovunque. I suoni di Enrico Rava sono incisivi, ma in un modo diverso, sono sono cristalli di ghiaccio che decorano i vetri d’una casa di montagna, suggeriscono meditazione, concentrazione.
Un musicista dal suono rarefatto ma certamente non per questo avaro di sé, con una discografia che viaggia, secondo il suo sito ( www.enricorava.com ) sopra i trenta cd, ma che contando le collaborazioni dovrebbe arrivare ben oltre il doppio e che porta nella sua musica attuale le esperienze straordinarie d’una carriera quarantennale tutta votata al jazz.

In questo suo “The Words and the Days” Rava può mettere sul piatto la collaborazione con una prestigiosa casa discografica come la ECM, con cui ha ripreso ad incidere dopo una pausa durata alcuni lustri, che gli dà una visibilità elevata anche in campo internazionale e la possibilità di realizzare registrazioni qualitativamente di prim’ordine anche dal punto di vista della fedeltà sonora.
Aggiungiamo a questo, per completare la lista degli ingredienti con cui Enrico Rava cucina questa nuova registrazione, un gruppo di grande valore, con Gianluca Petrella al trombone, Andrea Pozza al piano, Rosario Bonaccorso al double bass, Roberto Gatto alle percussioni. Un ensemble che asseconda Rava in ogni suo desiderio, senza mai farsi sovrastare dallo strapotere della sua tromba, l’amalgama è perfetto e il risultato è lì a testimoniarlo.

Un disco di 72 minuti, per 11 brani nei quali non cala mai la tensione creativa; difficile esprimere delle preferenze, forse personalmente ho un debole per “Echoes of Duke” e anche per “Dr Ra and Mr Va” dove l’intenzione è di mettere a confronto le due nature di Enrico Rava, che si autodefinisce così come una specie di Dr Jeckyll e Mr Hide, con una personalità morbida, cortese, affabile, ed una severa ed irritabile. Un lato oscuro che lo stesso Rava dichiara nelle interviste che negli ultimi anni è spesso assopito, ma che è sempre lì, pronto a riemergere.
Per concludere, non si fa fatica a dire che si tratta di un disco da possedere, cosa che, d’altra parte, sarebbe da ripetere per la maggior parte dei dischi di Enrico Rava.