Eva’s Milk Zorn, recensione

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Come (ahimè) spesso capita, ancora oggi esiste la cosiddetta fuga di talenti, che trovano altrove maggior fortuna discografica. Esempio lampante, di ciò che soprattutto nel metal accade, sono i Novaresi Eva’s Milk, rifugiati all’ombra della Fuego Records in quel di Germania. L’ensemble nostrano ha infatti trovato a Brema il proprio trampolino di lancio, la cui costruzione è iniziata nell’ormai lontano 2002, periodo battezzato dall’esordio indie rock, fiorito attorno ad alcuni extended played.

Oggi, a tre anni di distanza dal loro full lenght di esordio, tornano indossando una nuova maschera chiamata “Zorn”, un disco duro, consistente e resistente, creato attorno a partiture grezze ed efficaci e ad un songwriting senza filtraggi particolari. Gli sviluppi talvolta ermetici ed oscuri si sposano alla perfezione con una musicalità figlia degli anni 90, in cui emergono striature post grunge, alternative e indie-noise.

Il disco viene battezzato dall’ottimo riff introduttivo di “Soldati dell’aurea gioventù”, in cui affiora immediatamente la qualità vocale del forntman, sempre preciso e caratteristico nella sua interpretazione strumentale e lessicale del testo, tanto da far riportate alla mente sentori SOAD, anche per quella volubile schizofrenia definita dalla ciclotimica andatura di “Al tempo di Caronte”, in cui la voce incontra coinvolgenti e cavalcanti ritmiche, oltre ad un bridge di spessore. L’insania compositiva, sporcata di corrotto rock e noisysound, serpeggia tra gli accenti forzati che vivono ai margini dell’illucida padronanza ermertista di “È meglio essere illucidi”, che convince con le sue reprise strumentali, atte ad anticipare un tratto di partitura tortuoso e settato sulla sfera del post grunge.

Ascoltando “Zorn” difficilmente ci si distrae, la musicalità magnetica non demorde neppure sui cali di tonalità di “94 buchi neri”, piacevole ballad alternativa, il cui testo punkeggiante ben si adegua alla nereggiante “Turpentine”, singolo da cui è stato estratto un lavoro filmico vedibile sulla piattaforma di youtube o in alternativa sull’official URL.

In “Turpentine” le chitarre del power trio subiscono un’ulteriore distorsione, tale da fondersi con sentori Fu-Manchu, mescolate ad un disordinato e destabilizzante stoner punk, definito da una penetrante musicalità e da una lyndonesca vocalità, tra sussurri ed esplosioni heavy.

I ritmi si placano poi con l’introduzione di “Nella bile”, per poi tornare alla mirabile distorsione Quotsa style di “Volcano”, all’interno della quale si può ritrovare tutto ciò che solitamente si ricerca nell’alternative rock: buon groove, ritmo, ricercatezza e una buone dose di coraggio visionario.

Il disco si chiude con un gradevole outro arpeggiato che posticipa la titletrack, cupa ed inquieta con la sua ipnotica sezione ritmica, capace di volgere ad un finale diluito e fluido per una traccia dalla dolce definizione alternativa

Ieri non conoscevo gli Eva’s Milk
Oggi conosco gli Eva’s Milk
Ieri ero più povero.

Tracce
01. Soldati dell’aurea gioventù
02. Al tempo di Caronte
03. E’meglio essere illucidi
04. 94 buchi neri
05. Turpentine
06. Nella bile
07. Volcano
08. Come falene
09. Cuscinate
10. Zorn