Francesco Piu

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Dopo il Live at Amigdala Theatre Francesco Piu torna alle origini con un magnifico disco, intitolato MA-MOO-TONES , in cui la concettualità di one man band si consacra attorno a idee forti e note ben assestate che portano ad elevare il platter tra i migliori dischi del mese. Il mondo di Piu parte da quella realtà tinta di blues per poi maturare, evolversi e diluirsi in generi limitrofi, nel tentativo, per altro riuscito, di evitare la caduta nei clichè sui generis. Infatti, la musicalità del poliedrico artista si appoggia su un fertile retroterra conoscitivo e su doti tecniche indubbie, messe al servizio di una mescolanza cromatica che non disperde le molte idee, ma al contrario le convoglia in una mistura di rock, soul e funky, arrivando a toccare diversificate deviazioni stilistiche.

Il chitarrista sardo si affaccia alle proprie partiture forte delle esperienze lavorative del suo recente passato, delineando con naturalezza il suo itinerario. Il viaggio è raccontato dalla calda e suadente voce di Francesco, convincente anche in un mondo anglofono che non si limita ad abbracciare una buona forma di classicismo, ma che si impone in un saggio superamento dei deja ecù.

Questo nuovissimo MA-MOO-TONES raccoglie una serie di ottime trovate che trovano battesimo con i suoni di The end of your spell , giocoso avvio corale che si racconta in un interessante esposizione rock-blues, in cui chitarra e impostazione base della partitura ci riportano alla mente il miglior Ben Harper, caratterizzando un ritorno a memorie Commitments.
Proprio da qui si parte per una visita d’oltreoceano grazie a al country-rock suggerito dall’arte cara a Jhon Dopyera, grazie al quale la chitarra resofonica ci introduce in un intimo e magnifico dialogo con l’armonica.

Se poi con Over you l’autore ci ispira l’ombra dei SOA di Charming, con l’allegria espositiva di Hooks in my skin si percepisce una chiara urgenza espositiva, che si manifesta proprio nel potenziale singolo, vivido tra bridge e strofe che si ancorano alla mente come un classico hook, abbandonato dopo poco a favore della tradizione di Trouble so hard. Il blues radicale che emerge dalle note rincorse dall’autore, si mescola infatti alla musica nera degli albori sino ad un funzionale clapping hands che richiude gli antichi sapori in poche battute.

Il percorso dettato da questo terzo full lenght si fa ancora pensieroso con la gentile ballata Blind track, per fondere poi i propri colori con Stand-by button, anticipo musicale di Overdose of sorrow dalla quale ci si assiepa attorno alle tipizzazioni del genere, tra auree tribali che preannunciano la perfetta chiusura di Third stone from the sun e Soul of a man, in cui il riff e l’uso minimale del drumming raccoglie gli ultimi sentiti applausi.

Insomma un disco che ho il rammarico di non poter recensire nella sua completezza a causa del promo a disposizione, ma che nonostante i pochi dubbi, riesce a raggiungere un’intensità espressiva rara, capace di calmierare il nostro mondo, come solo saprebbe fare un’inattesa magia.

Tracklist

01 – The end of your spell
02 – Over you
03 – Trouble so hard
04 – Hooks in my skin
05 – Blind track
06 – Colors
07 – Stand-by button
08 – Overdose of sorrow
09 – Down on my knees
10 – Soul of a man
11 – Third stone from the sun