Gruppo elettrogeno

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Chi ama Elio e le storie tese, probabilmente conosce da qualche tempo una nuova realtà sui generis chiamata Gruppo elettrogeno, vero e proprio alter ego della band di Faso & c. Ascoltando il cd d’esordio di questo nuovo quintetto è innegabile come i punti di contatto tra i due gruppi siano moltissimi, a partire dalla incredibile somiglianza della voce di Edison con quella del frontman dalle folte sopraciglia, nonché una ricerca forbita di testi sarcastici ed intelligenti, caratterizzati da un fine humour anglosassone. Ma non crediate di essere di fronte a piccoli emuli clonati per l’occasione, il Gruppo elettrogeno porta con se un IO e un SuperIo ben strutturato. Innanzitutto la band è da eleggere come la promotrice maxima del rock enogastronomico; infatti ognuna delle 13 track è ispirata a ricette culinarie, come suggerisce il titolo del loro primo full lenght. D’altra parte, la band afferma con cognizione di causa che “ascoltare musica è come pranzare e fare musica è cucinare”; nelle due arti ci sono ingredienti da scegliere e dosare, tempi da rispettare e risulta necessaria una collaborazione in cucina come in studio di registrazione per arrivare ad un decoroso prodotto d’equipe.

Il cd, promosso dalla PoP Press Office & Promotion di Sonja Berti, include anche un curatissimo booklet (raro di questi tempi!), con testi accompagnati da fotografie bislacche e da un vero e proprio menù, che abbina ad ogni brano una ricetta e ad una appropriata bevanda.

Come in ogni pranzo che si rispetti l’overture è data dall’aperitivo elettro poprock di “Solo 1 cosa”, inno alla povertà coercitiva imposta dalla nostra società, fatta di mero consumismo materiale e televisivo, come narra anche l’allegorica “Il circo di Barnum” non troppo velata dedica all’impresario Phineas T. Barnum che affacciandosi alla finestra chiese ad un giornalista: “quante persone, tra le cento giù in quella piazza sono secondo lei davvero intelligenti?”, il giornalista rispose “non più di dieci”. “Bene” disse Barnum “il mio show è per le altre novanta”.

Dopo gli antipasti, ecco a voi…come direbbe Antonella Clerici…i pezzi forti: “Omino” e “Chissà”. Il primo brano, ispirato al “Piccolo Principe” di Saint-Exupery, ospita tra le sue note pop-bizzare la voce (della coscienza) di Eugenio Finardi, che come dicono gli arguti membri della band, di extraterrestri se ne intende. Il testo infatti narra di “un omino del futuro su una nave blu” che darà risposte a seguito di un auspicato rapimento interstellare. “Chissà” invece vede come guest star Elio di E.e.l.S.t., interprete della voce della possibilità. Narra di un viaggio attraverso i se e i forse dell’oroscopo, attraversando maghe, stelle e cartomanti, testo concepito in tempi non sospetti e, come tendono a voler sottolineare i musicisti, ben prima del caso Wanna Marchi.

Un plauso infine all’omaggio psichedelico di “Onde ran(dom)” e al gangster swing italiano con “Spaghetti a Detroit” di Fred Buongusto(!!), in versione neri per caso. Il disco si chiude con la dolce “I 44 gatti”, armonizzata dal The misteriuos String Quartet of the Stairs, accorto sfondo musicale ad un testo in cui si da notizia che i 44 gatti, finalmente hanno smesso di marciare.

Il pranzo finisce con la traccia multimediale nascosta nel disco, e ci si rende conto della soddisfazione lasciata dalle varie e gustose portate, cotte a fuoco lento, fatte di una buona dose di ironia ed intelligenza, con un pizzico di follia e alcune manciate di pop rock.