Guignol “Addiocane”, recensione

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Si dovrebbe sempre andare al di là delle recensioni e di coloro che le scrivono. Sarebbe, difatti, necessario ponderare al meglio i commenti e le analisi che le penne di coloro che commentano tendono a raccontare. Ognuno dovrebbe riuscire a farsi ispirare a prescindere da ciò che leggerà. L’ascoltatore deve essere in grado di scegliere ed approfondire in maniera autonoma…proprio come dovrà fare con questo nuovo lavoro dei Guignol; perché chi scrive non è stato di certo conquistato dalla nuova release dei Guignol, intitolata Addio Cane, disco promosso da Polyproject Protosound, L’altoparlante e Atelier Sonique.

Il platter, infatti, non sembra convincere appieno sin dalla cover art, molto poco persuasiva e scarsamente calibrata, esattamente come la linea di cantato, che questa volta non appare sempre all’altezza della buone idee musicali che la band propone.

Tralasciando episodi meno convincenti come il banale approccio di Un giorno tra tanti, appare più efficace il (quasi) rockabilly de Il torto, trainante e ben definita al pari di Padri e madri, il cui incipit ci racconta un rock’n’blues deciso e piacevolmente ridondante nella sua overture, pronta a ricami diversificati. L’uso in primo piano della quattro corde di Giulio Sagone, torna poi protagonista con In omaggio il tuo Dio. che delinea un mancato raccordo con la linea di cantato, a differenza del migliore degli inizi (Quello che vi dirò) che, con il suo riff coinvolgente e convincente, si confonde ad una mescolanza di beat londinese anni ’60 e r’n’r retrò, dagli atteggiamenti proto77. Da queste basse note parte (e dovrebbe ripartire) il lavoro della band, disorientata tra il minimalismo teatralizzato di Il girotondo, il desertic surf di In nessun luogo e i passaggi chitarristici di La scimmia, che anticipa di poco la breve titletrack. Quest’ultima, con la sua verve recitativa, ci offre un quadro sciamatico e lisergico alquanto piacevole, in una perfetta e coraggiosa composizione che deve, a mio avviso, tracciare la via futura dell’ensemble, in maniera da rafforzare questo insieme di buone idee (oggi) senza guida.

Un disco che, tra alti e bassi, non sembra aggiungere nulla di nuovo al panorama musicale italiano, complice anche una post produzione che sembra non essere in grado di evidenziare la buona tecnica di base e i passaggi che ancora devono sbocciare.

TRACKLIST

01- Quello che vi dirò
02- Blues del buco
03- In omaggio il tuo dio
04- In nessun luogo
05- Un giorno fra i tanti
06- Il torto
07- Padri e madri
08- Girotondo
09- Cani e figli tuoi
10- La scimmia
11- Addio cane!