Il Babau e i maledetti cretini “Il cuore rivelatore”, recensione

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Perché dite che sono pazzo?

Elegante, straordinario e coraggioso.

Torna il Babau e i maledetti cretini pronto a raccontarci nuovamente il mondo letterario di Edgar Allan Poe, attraverso questo secondo fonogramma. Infatti, dopo La maschera della Morte Rossa , i fratelli Casanova ricompaiono tra le pagine della letteratura gotica, spinti dal gusto ormai radicato del mistero, del classicismo e della bizzarria.
Il secondo componimento, atteso come attesa sarà la conclusione della trilogia del mistero e del terrore, anche in questo caso si accompagna ad un formato inusuale di digipack (12,5cm x 13,5cm) e ad un libro di 48 pagine da percorrere durante l’ascolto di questo nuovo spirito teatrale chiamato Il cuore rivelatore, viatico schizoide, folle e nereggiante.

Il tragitto inizia tra le dissonanze rumoreggianti che camminano sulle note aperte dell’ introduttiva Perché dite che sono pazzo folle overture in cui l’impronta narrativa si fonde all’inquietudine destabilizzante de L’occhio persecutoria narrazione, libera di incontrare l’insania scricchiolante de La lanterna cieca , opera visionaria e dolorifica, alimentata da sussurri e climax narrativi, che ci trainano sino a Chi è là? , claustrofobica paura visionaria, tagliata da impronte sonore disorientante e attesi silenzi.

Così tra ticchettii e rimandi free al finire degli anni ‘70, la narrazione ci rimanda ai minimalismi de Il cuore , lancinante e fagocitante attrattiva sonora, pronta ad implodere nel suo finale battente, in cui ci appare una struttura di inattesa forma canzone, pronta a giocare ironicamente te con il Little Tony di Cuore Matto .

La narrazione si avviluppa poi verso il traspirante prog de Il rumore , onirica e lisergica traccia, almeno sino al primo urlo da cui emergono silenzi ed angosciosi sussurri soffocati, apice di una ricercata ossessione schizofrenica. Il lettore-ascoltatore, infine, non può certo avere pace emotiva proprio a causa della straordinarietà de I funzionari e Sempre più forte , magnifiche strutture musicali ricche di metafore sonore in grado di racchiudere in sé l’animo dissociato di un uomo perduto nella sua follia.

Così tra ritorni e climax emotivi, ci si ritrova nell’incubo del narratore, chiuso nelle sue persecutorie ansie disturbanti che trovano complementare follia inquieta mediante le illustrazioni di Gianni Zara e Francesca Canzi, abili con i loro tratti distintivi, nel definire reticoli in cui rimanere intrappolati.