Illinois’ love for carnage Slam Syndacate, recensione

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Si chiamano Illinois’ love for carnage ed arrivano dalla regione Russa della Chelyabinsk, terra florida del brutal metal. La band, creata attorno al duo Alexander Borovykh (già Celebral Paralysis) e Pasha Gvozdev, definisce i suoi cuori pulsanti mediante un disco che anticipa l’uscita (si spera prossima) di un vero e proprio full lenght.

Il vortice brutale del combo parte (nel suo viatico perso) grazie alle note di Gojira’s Objections, tirato colpo Death, qui governato da un growl inizialmente composto, profondo ed espressivo, privo, almeno inizialmente, di gutturalità estreme, che (però) non si fatto certo attendere. La traccia introduttiva ci appare, sin dal primo ascolto, in grado di fortificare i continui cambi agogici, al servizio di una partitura aggressiva, da cui sembra emergere una vocalità convincente, intesa come strumento aggiuntivo. Il drum-set, metodico ed ipnotico, si afferma attorno ai reprise schizofrenici e alla disorientante distorsione chitarristica, mostrando con naturalezza il lato più legato all’Old school. L’assordante silenzio tra le tracce, sembra acuire la necessità di headbanging, carico di striature brutal slamming, in cui l’andamento chiuso, sistematico e claustrofobico si armonizza agli improvvisi stop and go delimitati in …Of what’s turning, intelaiata tra blasting grezzo e cadenzato. Interessante appare inoltre lo spazio espressivo dato alla bass line che, fusa al riffing, emerge per donare un impatto sonoro inatteso.
Il promo offre all’ascoltatore anche quattro demo version, in cui la rozzezza espressiva di Rocking Buffalo, ci trasporta agli albori del genere, qui depurato da alcune armonizzazioni, che al contempo finiscono per mostrare le intuizioni creative di Chicago Boggiepop , rapida e battente traccia. Proprio le vocalità growl paiono cucirsi allo scheletro sonoro, modulando le direttive di un groove pronto a deformarsi su andamenti slow e ripartenze avvinghiate alla basse frequenze narrative.
Il percorso va a chiudersi, infine, con la perfettibile titletrack, che a tratti, nonostante le buone intuizioni, sembra voler stagnare entro i propri confini, fortunatamente mitigati da enclave stilistiche, abili nel dare contorno ad un riffing corrosivo.

Insomma una breve proiezione artistica legata imprescindibilmente ad un prossimo futuro brutale, raccontato iconograficamente da una semplice cover art, su cui si staglia il logo creato da Zoiner Droner, bravo a definire con lacerazioni e linee aguzze, le impronte stilistiche di una band che sembra appartenere ad un contesto vivo e competitivo.

Tracklist

1. Gojira’s Objections
2. …of What’s Turning?
3. Rocking Buffalo
4. Chicago Boogiepop
5. Slam Syndicate
6. …of What’s Turning?