Intervista a Urna ed Arcana Coelestia

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A compendio delle recensioni di “Iter ad lucem” e “Le mirage de l’ideal” ecco la duplice intervista agli Urna e agli Arcana Coelestia, felici realtà nostrane del depressive-funeral doom intriso di Black Metal.

Intervista Urna

Ricordando il perché delle 7 domande…come scrissi “..una breve intervista di 7 domande..perchè sette sono le virtù, ma anche i vizi capitali e perché sette è il numero della completezza.”

A tutte le band amo chiedere lumi sulla genesi del nome…perché Urna? Da cosa nasce la scelta del nome?

r – Tutto è nato un pò per caso come sempre… classico gruppo di ragazzi che andavano a fare casino due ore di fila alla settimana in un buco di sala prove etc etc
Il nome nacque da un’idea sul genere che stavamo suonando… catacombale, mortifero…. e cosi’ via… da li vennero poi i collegamenti tra il nome e il concept lirico….

Gli Urna arrivano da Cagliari. Quanto è stato difficile emergere da una cittò diversa da Roma e Milano?

r – Non saprei e sinceramente non abbiamo mai pensato ad “emergere”… il fato ha voluto che conoscessi da un po’ i ragazzi di ATMF per i loro progetti “pre-label”, e che a loro piacesse la nostra musica…. non abbiamo mai cercato nè fama nè gloria… C’e’ sempre stata in primis la voglia di far musica per noi stessi. Però, penso che sia solo grazie ad ATMF se oggi i nostri progetti son conosciuti non solo in Italia ma anche all’estero… È stato abbastanza divertente quando alcuni anni fa in occasione di una delle date italiane dei Blacklodge (insieme ad Horna e Vorkreist), parlando con i ragazzi di Blacklodge e Vorkreist saltò fuori che loro conoscevano ATMF e che ascoltavano la nostra musica … Senza ombra di dubbio penso sia stato un momento che vale più di tutta la “fama” da rivista blasonata! Ed è stato simpatico quando un nostro amico incontrò alcuni dei ragazzi dei Primordial in un pub e questi li dissero che conoscevano ATMF quale punto fermo della
musica estrema in Italia.

Penso questo possa bastare e che valga molto di più anche a livello di concretezza, rispetto a tutte quelle band “cometa” che appaiono e scompaiono nel giro di pochi anni…

Rispetto a “Justa funebria” e “ Sepulcrum” quanto e come sono cambiati gli Urna?

m- Rispetto a Justa Funebria siamo cambiati totalmente, all’epoca eravamo agli inizi e sopratutto non si riusciva a far quadrare la line up, per cui il risultato di quel disco d’esordio erano tante potenziali buone idee tradotte in pessimi arrangiamenti e limiti tecnici. Invece da Sepulcrum penso non sia cambiato tantissimo; Iter ad Lucem concettualmente e musicalmente è il prosecutore naturale di quel disco, in più c’è solo la produzione migliore e un maggior estro tecnico compositivo, ma è definitivamente un disco estremo degno del predecessore.

Purtroppo qualcuno non l’ha vista in questo modo, ci sono arrivati malumori per quanto riguarda l’artwork, il fatto che non abbiamo messo il logo originale in copertina per qualcuno all’estero è stato visto come alto tradimento al genere (non si capisce quale nello specifico poi, visto che ci siamo sempre posti sin dall’inizio come band black/doom totalmente aperta alle sperimentazioni), un tentativo di rinnegare non si è capito bene cosa, dato che la musica non penso lasci troppo spazio ad equivoci, dato che dal mio punto di vista si tratta di un disco ancora più estremo, ma allo stesso tempo più maturo del precedente. Stiamo poi parlando della stessa gente che ha affossato il Black Metal, quelli che supportano qualsiasi cosa abbia due teschietti in copertina monocroma, senza poi badare effettivamente alla qualità musicale, quelli che amano gli Alcest solo perchè ci suona il tizio dei Peste Noir, ma riescono allo stesso tempo arrivano a schifare Slowdive e My Bloody Valentine come gay music, son gli stessi che poi concimano il terreno per la nascita di tremd parassitari all’interno della scena black, foraggiando personaggi opportunisti, che alla fine sfruttano la “buona fede” di questi poveri fanatici ingenui.

Rispetto all’incisione su disco cosa acquistano e cosa perdono gli Urna in presa live?

m- Gli Urna non suonano live, non è la dimensione adatta, sinceramente non ho nemmeno mai troppo amato i live a tal punto da buttarmi nella mischia dei locali che offrono serate di birra e musica.

Ho notato con piacere che oltre al fomato cd avete proposto il vinile…come nasce questa decisione e perché?

r – La mente di I/Voidhanger é sempre stato un nostro sostenitore sin da “Sepulcrum” e da lui è nata l’idea di stampare in versione “vinile” l’album. All’inizio l’idea era quella di stampare “Sepulcrum” In vinile…. ma poi con l’uscita del nuovo lavoro… si e’ deciso in accordo con ATMF di stampare “Iter Ad Lucem”.

Ascoltando il disco mi sono tornate alla mente sensazioni funeral doom di stampo finlandese anni 90. Da dove arrivano gli Urna?

m- Mentre componevo la prima traccia del disco in una delle bozze misi per speriementare una traccia d’organo che doppiava le chitarre, ovviamente il risultato nell’insieme era praticamente molto simile al sound degli Skepticism per cui il tuo paragone non è affatto sbagliato, ci sono negli Urna reminiscenze di quel tipo. Chiaramente dopo “l’incidente compositivo”, ho dovuto rivedere gli arrangiamenti per evitare facili assimilazioni con band famose e cercare di dare una mano un pò più personale al pezzo. Come ispirazioni all’inizio avevamo il depressive black, e ancora oggi credo che sia un’influenza importante per gli Urna, oltre questo posso citare la scena doom e black metal anni ’90 gruppi come Abruptum, Beherit, Thergothon e appunto Skepticism, ancora va citato il dark ambient, nell’ultimo disco abbiamo anche aggiunto parti di timpani e sonorità etniche tibetane mischiate a riverberazioni ambient e penso che questo abbia donato un’aura ancestrale e un respiro mistico-spirituale, difficilmente riscontrabile in altre band dello stesso genere che utilizzano solo strumenti tipici del metal e per questo alla fine tendono un pò a somigliarsi tra di loro. Noi seguiamo la strada della ricerca musicale, ci si impiega mesi solo a pensare e immaginare il suono e poi altrettanti mesi a plasmare le visioni concretamente in musica scegliendo gli strumenti giusti, i timbri e le sonorità per poi alla fine ridurre tutto il lavoro svolto a un commento tiepido sull’artwork troppo digitale non abbastanza evil. Questo purtroppo è lo stato di salute mentale di una parte della scena metal oggi (ovviamente non intendo affatto generalizzare) e a volte ti fa pure pensare se abbia un senso che certe proposte musicali (penso ai Tronus Abyss e al loro ultimo lavoro) vengano gettate in piazza in pasto a gente abituata ad ascoltare plastica.

Quali sono le fonti di ispirazione per la conposizione del songwriting?

m- Le band son quelle che ho un pò citato nella risposta precedente ma tra queste non prendo nessun esempio nello specifico, la cosa curiosa è che sia per l’altra mia band Arcana Coelestia sia per Urna ho letto tantissimi pareri di persone che citano gli Esoteric come influenza evidente cosa che indubbiamente mi fa piacere visto che questi ultimi sono un’istituzione del genere e stanno al doom quanto i vecchi Darkthrone stanno al Black Metal. Penso che Arcana Coelestia e Urna siano due band nettamente differenti, eppure qualcuno considera entrambe le due band come una proiezione musicale degli Esoteric, probabilmente il nome Esoteric viene forse citato un pò a sproposito, forse più per mancanza di uno sforzo di originalità nel tracciare paragoni che non per una somiglianza palese.

Intervista Arcana Coelestia

A tutte le band amo chiedere lumi sulla genesi del nome…perché Arcana Coelestia? Da cosa nasce la scelta del nome?

LS – La scelta del nome per la band é fortemente legata a tutto il concept del nostro primo album: le lyrics prendono spunto dall’opera autobiografica di August Strindberg, Inferno, nel quale l’autore attraversa una profonda crisi esistenziale e mistica, trovando spunto per le proprie riflessioni, e supporto per le proprie proprie sofferenze nell’ Arcana Coelestia, manoscritto partorito dall’analisi dei testi sacri della Genesi da parte di Emanuel Sweedenborg, filosofo-mistico nonché mentore dello stesso Strindberg. La teoria delle corrispondenze di Sweedenborg é stata oggetto di studio da parte mia durante la composizione di Ubi Secreta Colunt, anche se solo successivamente sono riuscito ad entrare in possesso dei testi originali dell’Arcana Coelestia; abbiamo scelto questo nome per la band poiché, così come l’opera in sè, esprime perfettamente il concetto di costante ricerca interiore e crescita spirituale individuale.

Ascoltando “Le mirage de l’ideal” ho avuto difficoltà a trovare un punto debole…potreste aiutarmi? Cosa non vi soddisfa appieno del nuovo lavoro?

M- È difficile rispondere anche per noi, non vorrei apparire presuntuoso ma non riesco a trovare dei difetti evidenti in quello che abbiamo fatto, magari posso dire che forse abbiamo esagerato in alcune parti saturando troppo il songwriting con diverse linee armoniche ma più che un punto debole vero e proprio si è trattata più che altro di una scelta stilistica che ci sentivamo di compiere in quel dato momento. Probabilmente alla luce di ciò il prossimo disco sarà un pò più “snello” nell’ascolto, magari con più parti black metal e alcuni pezzi un pò più tirati, ma per ora si tratta solo di idee a grandi linee che poi si svilupperanno concretamente solo al momento di comporre brani nuovi e vedere dove l’istinto musicale ci porterà ancora una volta.

LS – Personalmente ascoltandolo adesso, Le Mirage De L’Ideal suona esattamente come lo avevamo immaginato, anzi, perfino meglio. Si, come giustamente dice Marco (mz) ci sono forse degli eccessi nel songwriting, troppa carne al fuoco come si suol dire, però é necessario chiarire che é tutto frutto di pura e semplice spontaneità compositiva. Forse in futuro riusciremo ad essere un pò più misurati negli arrangiamenti, però solo ed esclusivamente se l’istinto ci porterà ad agire così.

Quanto e cosa a portato Sephrenel nella costruzione del “miraggio”?

M- Ci è stato di notevole aiuto, sopratutto perchè mi ha consentito risparmiare tempo sulle linee di basso per potermi concentrare meglio su chitarre e synth, dato che nei dischi passati mi son sempre occupato io di registrare il basso. Lo stile di Sephrenel è parecchio diverso dal mio, lui è un bassista vero e proprio e ragiona come tale, non solo in termini di tecnica ma anche in termini di composizione, io invece il basso lo suono, ma con un impostazione più da chitarrista dato che la sei corde per me rimane lo strumento principe.

Per gli Arcana Coelestia così stavolta ho voluto cambiare e vedere cosa poteva accadere aggiungendo una sensibilità musicale diversa, penso che la sua presenza sul disco abbia aggiunto una sfumatura in più alle canzoni e spero anche di continuare la collaborazione con lui per il prossimo disco che vedrà la luce in un futuro ancora da definire.

Quanto è difficile suonare il vostro genere in Italia? Esistono ancora i preconcetti di qualche anno fa?

m- Mah sinceramente non lo so, il nostro genere è difficile da suonare ovunque mi sa, alla fine i generi che vanno di più son tutti i generi standardizzati, quelli già metabolizzati dalle masse di ascoltatori e con cui è più facile identificarsi in maniera “tout court”. L’avantgarde doom invece non è mai stato un genere alla moda che ha attirato un gran numero di ascoltari, il doomster non ha nemmeno una propria fisionomia specifica come invece ce l’hanno il deathster, il blackster, il thrasher, il goth etc. questo perchè essenzialmente è un genere tra i più ostici da assimilare e che in linea di massima ha tra i propri accoliti solo persone che hanno bisogno di esso a livello psicosomatico piuttosto che per attingerne l’immagine (ovviamente non parlo di tutti gli ascoltatori ma di una buona parte) come purtroppo è successo al black metal nel corso degli anni. Per quanto riguarda nello specifico l’Italia non saprei, sinceramente non credo che esista nemmeno un panorama italiano orientato al doom, esiste una band “monstre” come i Void of Silence per il resto manca una scena vera e propria, ma penso che negli altri paesi non sia molto diverso, ci sono tante band ma son quasi tutte realtà a se stanti che non vanno mai a formare una scena vera e propria. E forse penso sia anche meglio così.

Parliamo della piccola perla “…thus fade in nocturnal deluge”…

LS – Duskfall e Thus Fade In Nocturnal Deluge sono probabilmente i brani più rappresentativi per quello che sono gli Arcana Coelestia oggi, un’istantanea della nostra musica e delle sue divagazioni teatrali e melodiche. Credo inoltre che siano i 2 pezzi che più si ricollegano a quanto fatto col precedente album. Per quanto riguarda “Thus Fade” posso dirti che anche io la considero una piccola perla: non é il pezzo più facile da assimilare del disco, a tratti quasi distante da tutto il resto, però possiede una forza evocativa intrinseca davvero notevole. Ciò che più apprezzo di questo brano sono le aperture melodiche ed il cantato che, esattamente come mi ero prefissato prima di registrare, non funge da elemento solista ma si ritaglia un suo spazio quasi come strumento aggiuntivo, una coralità che accompagna la melodia piuttosto che sovrapporsi ad essa. Il testo é composto da una semplice lettera scritta da un uomo che , sul punto di suicidarsi (ed il suicidio qui và inteso nella concezione Romantica del termine, ovvero emancipazione, liberarsi dai legami terreni per ascendere alla vita spirituale) decide di confessare le sue angosce alla madre che non vede da quando era solo un ragazzo. I testi di questo disco sono basati sulle opere letterarie di Charles Baudelaire e, in questo caso, dal suo intenso rapporto epistolare che instaurò con sua madre. Sono rimasto sempre profondamente affascinato dal legame conflittuale che li univa e che, tra sofferenze, perdono e profondi distacchi, li ha accompagnati fino alla fine dei giorni del poeta francese.

Oltre al minutaggio…cosa è cambiato da “Ubi Secreta Colunt”?

LS – Tutto e niente. Dove il tutto é rappresentato dallo spirito completamente diverso con la quale ci siamo avvicinati alla fase di composizione di questo disco, dalle mille problematiche che abbiamo dovuto attraversare e dal profondo senso di soddisfazione a lavori ultimati. E dove il niente invece e rappresentato dal fatto che, nonostante sia come musicisti individualmente che come band siamo cresciuti e migliorati, siamo sempre noi e la nostra musica é perfettamente riconoscibile. Il precedente lavoro aveva un minutaggio più ristretto perché i concetti che volevamo esprimere, in note e con le parole, potevano stare dentro quei 4 brani; aggiungere altro avrebbe significato semplicemente allungare il brodo, nulla più…stesso discorso per Le Mirage…

Cosa rispondete a chi vi taccia di essere pretenziosi nelle vostre composizioni?

M- Che ha ragione, noi cerchiamo veramente di pretendere da noi stessi nel senso costruttivo del termine, anche a costo di rischiare! A noi interessa fare qualcosa che ci soddisfi come musicisti prima di tutto, come si suol dire: “chi compie il passo strisciando non rischia mai di cadere” e noi francamente vogliamo camminare in piedi anche a costo di rischiare “sonore” cadute. Non ci interessa fare una band tanto per etichettare noi stessi o per trovare casa di appartenenza in una delle tante collettività underground musicali giovanili, a noi interessa prima di tutto realizzare qualcosa che rappresenti la nostra essenza interiore sotto forma di suoni e immaginario e cercare di sperimentare senza doverci porre dei limiti di nessun tipo, in primis quello di dover piacere per forza a tutti.

LS – A costoro risponderei che non solo siamo pretenziosi, ma anche maledettamente perfezionisti. Non c’é nulla di male a pretendere sempre il massimo da se stessi, sfidare i propri limiti per poterli poi guardare, voltandosi, svanire come ricordi. Certo, questo può anche comportare errori o forse degli eccessi, ma preferisco di gran lunga fare qualcosa di veramente speciale, per me, attraversando ostacoli e sbagli piuttosto che creare un lavoro appena soddisfacente e con il minimo sforzo per poi doverlo guardare con rimpianto.