Kandia Kouyate – Kita Kan

copertina di Kita Kan di Kandia Kouyate

Kandia Kouyate, definita da molti la più grande voce femminile vivente del Mali, appartiene alla dimensione della legenda.

Nata a Kita, nell’ovest del Mali, da una famiglia di Jali, Kandia iniziò a cantare molto giovane, e ben presto divenne famosa non solo a Kita, ma anche a Bamako, in Guinea e in tutta l’area mandengue dell’Africa dell’ovest. La sua voce da contralto è riconoscibile sin dalle prime note: potente, profonda, espressiva sia nelle canzoni epiche che in quelle d’amore.

Kandia è anche una donna coraggiosa, capace di essere un simbolo della tradizione eppure di parlare di temi sociali scottanti, protestando ad esempio contro la pratica barbara della clitoridectomia. Del resto un Jali è un maestro della parola, e non necessariamente deve limitarsi a conservare le storie del suo popolo. Kandia ha deciso non solo di raccontare, ma anche di “fare” quelle storie, parlando di ciò che della tradizione deve essere cambiato.

Chiamata “la dangereuse” per la sua capacità di suscitare emozioni e di trasportare gli ascoltatori, Kandia Kouyate attirò sin dall’inizio una moltitudine di fans, tra cui alcuni cominciarono a dimostrare il loro amore per la sua musica regalandole denaro, automobili e persino un piccolo aeroplano.

E’ forse proprio a causa dell’intensità del rapporto che riesce a creare con il suo pubblico nelle performance dal vivo, per non voler snaturare il rapporto tradizionale tra un Jali e la sua gente, che Kandia ha rifiutato per anni le offerte che gli provenivano da etichette internazionali. Le uniche registrazioni della sua voce disponibili fuori dal Mali erano, prima di Kita Kan, due brani presenti sul CD “The Divas from Mali” (World Network, 1997), e uno strepitoso duetto vocale contenuto in Kassa (Stern, 1997) di Sekouba Bambino Diabate, ex cantante dei Bemebeya Jazz. Per questo Kita Kan è un disco evento.

Nonostante sia una prima uscita di un’artista, il disco è in realtà un lavoro estremamente maturo e sofisticato, raccoglie musicisti illustri e rappresenta un apice nel panorama della musica tradizionale mandengue. Arrangiato in modo superbo da Kandia stessa e da Ousmane Kouyate, chitarrista di Salif Keita sin dai tempi degli Ambassadeur, il disco comprende brani suonati da un ensamble strumentale tradizionale e brani elettrici, accompagnati a volte da un’orchestra di 46 archi. Tra i musicisti troviamo il grande Djelimadi Ballake Sissoko alla kora, i guineani Moriba Koita ad uno dei due n’goni, Adama Condé al balafon e alla chitarra, Ousmane Kouyate alla chitarra solista.

Ma le sorprese non sono finite. In Folilalou, la traccia n. 5, potrete ascoltare di nuovo un duetto tra Kandia Kouyate e Sekouba Bambino Diabate, grande fan de la dangereuse e forse una delle più belle voci mandengue maschili viventi. Il disco è semplicemente straordinario, in particolare il già citato Folilalou (5), brano che parla dei meravigliosi strumentisti mandengue che sono sempre in secondo piano rispetto ai cantanti (ascoltate il solo di Condé al balafon), lo splendido Kandali (3), brano che inizia in modo tradizionale trasformandosi poi in uno scatenato zouk mandengue elettrico trainato dalla chitarra di Ousmane, Doninké (1) il brano di apertura, che spiega l’importanza del lavoro degli agricoltori e dei contadini, che producono cibo per la gente (contiene un solo di Ballake).

Certamente il brano più commovente è Woulalé (6), una canzone d’amore struggente, cantata su un tappeto d’archi appena ricamato dalla chitarra e dal basso, che narra di una giovane innamorata che chiede perdono al suo ragazzo, dovendo andare in sposa ad un uomo che non ama perché così ha voluto suo padre.

La voce di Kandia trasmette tutto l’amore e la tristezza vissuta da molte giovani africane vedendo mortificata la loro possibilità di decidere. “Caro amore, perdonami. Dieci noci di cola (il pagamento rituale con cui il marito “compra” la moglie dalla sua famiglia) trasformano una donna in una schiava”. Un lamento disperato che, toccando il cuore di chi lo ascolta, vale più di mille proteste. Nel 2002, dopo Kita Kan e sempre per la attenta e meritevole etichetta londinese Stern, Kandia Kouyate ha pubblicato un altro splendido disco, intitolato Biriko. Io suggerisco di cominciare da Kita Kan, come se aveste deciso di ascoltare una storia sin dall’inizio.