L’amore è una cosa semplice – Tiziano Ferro. Recensione cd

cover cd

Se la carriera di Tiziano Ferro potesse essere sintetizzata con un grafico, non avrei alcun dubbio: l’unico capace di descriverla al meglio sarebbe una parabola ascendente.
Spesso gli artisti che partono con un exploit, pubblicando un primo disco sensazionale, alla seconda prova trovano difficoltà a ripetersi, e magari alla terza già vedono inesorabile il declino, per manifesta incapacità a riprendere il volo. Invece, con il cantautore di Latina si è verificato un evento che nella musica è assai raro, cioè che in ogni disco si è palesata una crescita artistica – rispetto a quello precedente – da stupire favorevolmente critica e pubblico.
Non si è smentito neanche questa volta, anticipando il suo quinto appuntamento discografico con un singolo strepitoso, dal ritmo incalzante e condito da suoni decisamente rock: “La differenza fra me e te”. È stata la sua elevata qualità a trasformare in spasmodica l’attesa per l’album che, in tempi di crisi discografica, ha visto registrare file nei negozi (alle quali, lo ammetto, ho partecipato molto volentieri anch’io) la notte prima dell’uscita.

Per capire “L’amore è una cosa semplice” non si può non partire dalla svolta che nella vita di Tiziano ha certamente rappresentato dare alle stampe la sua autobiografia, nella quale ha ammesso sì la sua omosessualità, ma ha altresì confidato la grossa difficoltà nell’accettarla ed accettarsi con serenità. Sì è liberato quindi di un peso, ma questo non lo ha evidentemente affrancato in toto da quei personali demoni, così difficili da scacciare e che contribuiscono a rendere i suoi testi delle spirali introspettive, nelle quali chi ascolta può perfino temere di farsi coinvolgere, quasi a non voler violare la sua intimità.

Della parziale liberazione, l’artista ha disseminato nel disco alcune tracce, sia nei testi che nella musica. Il refrain di “Smeraldo”, ad esempio, evoca inediti spazi sconfinati e una luce che finalmente riscalda e illumina l’anima dopo tanto freddo e buio; così come l’impostazione un po’ retrò della bossanova di “TVM” (che ricorda piacevolmente il primo pezzo scritto per la Ferreri), con quel continuo richiamo all’estate e al mare, suonano ironici e giocosi, in netto contrasto col significato della canzone che in fondo parla della fine di un amore. Solare, a dire il vero, anche “Quiero vivir con vos” (che non è in spagnolo!) impostata su rasserenanti suoni swing.

Quanto ai demoni invece, lo ripeto, aleggiano sempre sullo sfondo e ritornano con inquietudine nella cover del rapper nostrano Nesli: “La fine”, che descrive la frustrante incapacità a segnare la vittoria definitiva nella dura lotta con sé stessi e con la vita. Questa prova da puro interprete conferma la straordinaria capacità di una canzone di fungere da passe-partout delle vite altrui, per cui chiunque (perfino un paroliere geniale come Ferro) può restare folgorato e ritrovarsi perfettamente nelle strofe scritte da un altro autore.

Per ovvie ragioni di sintesi, mi limiterò a dire che il cd presenta molti altri brani che sfiorano il capolavoro e che evidenziano come Tiziano possieda l’invidiabile talento di tradurre il suo cuore in versi (che amo definire “labirinti semantici”) , accompagnati da melodie sempre nuove e affascinanti. Per farlo usa stili diversi che passano dall’R&B un po’ jazzy dell’iniziale “Hai delle isole negli occhi”, all’orchestrale crescendo della title track, vero e proprio manifesto del nuovo cammino intrapreso con le rivelazioni di cui sopra. Non si possono però non citare, ancora, la malinconica e splendida “L’ultima notte al mondo”, il trionfo d’archi di “Troppo buono” (toccante descrizione di un suo amore non corrisposto) e la passionale “Ma so proteggerti” (“…dalle intemperie o per assurdo dalle armonie, perché sa far paura anche la felicità…” ogni commento è superfluo).

“Per dirti ciao!”, infine, è semplicemente la mia preferita dell’album. Così come “La differenza tra me e te”, il pezzo parte piano per diventare presto una nuvola lanciata dal vento a caricarsi progressivamente di energia, pronta a scaricarla in una pioggia di emozioni da far accapponare la pelle, ci scommettiamo, perfino al più tiepido e distratto ascoltatore. Sottotitolo: “da ascoltare in macchina a velocità sostenuta”.
Chiudo con una considerazione generale: se i cantautori fossero tutti così sinceri e capaci di mettersi in gioco, come ha sempre dimostrato di fare Tiziano Ferro, siamo certi che le file alle casse dei negozi non sarebbero più così sporadiche e l’industria del disco registrerebbe finalmente un’inversione di tendenza.
Meditate gente, meditate.