Lu-Po “Bloom”, recensione

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Dopo pochi mesi eccomi nuovamente a parlare di Gianluca Porcu, in arte Lu-Po, in uscita con la sua opera quarta su edizioni Aef. Promosso dalla Lunatik, quest’ultima fatica rappresenta appieno l’anima di Lu-Po, tanto è vero che il disco, già in nomination per i Qwartz music awards. È stato curato in prima persona dall’autore, dalla fase di pre- produzione a quella di post- produzione.

Questo nuovo Bloom si presenta in perfetto equilibrio tra l’elettronica e le forme più nobili di classicismo, intesi come atti d’amore alternativi, al servizio di un disco che conferma quanto di buono era fuoriuscito dalla Notte precedente.
Il full lenght riesce (senza sforzi) a farsi amare, grazie ad approcci sonori concentrici che, partendo da sensazioni northen post, attraversano ammalianti immagini, proprio come accade in Daylight, di certo tra i migliori brani del platter. L’andamento è soffice e sognante in un flusso di coscienza davvero coinvolgente, che arriva ad eludere la banalità attraverso uno scorrere fluido ed ipnotico, chiaro marchio di fabbrica di Lake, in cui l’angoscia di un ridondante divenire sembra voler incatenare l’ascoltatore in una gabbia di note in eterno movimento. L’attesa interruzione avviene poi grazie alle striature black, che percuotono un circuito alternative di suoni semplici, pronti a portaci alle spezie altroniche di Break the night, in cui l’autore ricerca un aurea passatista, attraverso un labile citazionismo vinilico.

Spesso le idee proposte dall’autore subiscono interessanti intuizioni elettroniche (Tree), il cui approccio si nasconde per lasciare spazio a scomposte narrazioni (Bloom) che ergono minimalismi e sonorità spezzate. Se poi con Moon si delineano inattesi sentori iberici, con Guilty Guitar ritroviamo sensazioni che sarebbero piaciute al primo ispirato Syd Barrett, soprattutto per i loro voler essere avvolgenti e nuvolari. Con Autumn, infine, l’astante è trascinato dentro le onde della melanconia espressiva, pronti a maturare tra sviluppi classici, blandi composti rumoristici ed evocazioni d’oltralpe, che anticipano la surreale voce sonora di Drawing e il sensibile post di Moon II, che con il suo incedere disturbante analizza in maniera diversificata sensazioni conosciute.

Tracklist:
01. Angel
02. Lake
03. Break The Night
04. Bloom
05. Guilty Guitar
06. Moon
07. Autumn
08. Daylight
09. Drawing
10. Tree
11. Moon II