Luca Fassina “Rock Tombstones Pellegrinaggi tra i luoghi sacri del rock”, recensione

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Si potrebbe chiamare Tomb-Watching il curioso passatempo che prevede uno o più viaggi verso i luoghi sacri di sepoltura in cui si riposano le divinità rock di tutti i tempi. Un viaggio che spesso si veste da silente omaggio, anche se talvolta le impronte della curiosità terminano tra le braccia della cosiddetta morbidity.

In realtà Rock tombstones è, come dice l’autore stesso, “una guida per visitare i luoghi dove riposano i propri idoli”, una sorta di Routard che, nonostante tutto, riesce a superare il bieco gusto del macabro, giungendo a parlare (ovviamente) di morte, ma anche di vita, riuscendo a delineare un breve ritaglio di eventi, in cui il cui finale è ahimè già scritto… su di una lapide.

Il libro, edito da Tsunami Edizioni, offre pertanto lo sguardo verso luoghi consacrati, intesi non tanto da un punto di vista religioso, ma più che altro idolatrico, un indiretto aiuto ad elaborare la perdita artistica per quei fan rispettosi (e ahimè, come ci insegna la cronaca, talvolta insolenti), pronti ad avventurarsi in un pellegrinaggio inteso come continuum essenziale.
Il libro di Luca Fassina offre nelle sue abbondanti 220 pagine un ventaglio esteso di narrazioni che, partendo dalla vita e dalle opere degli artisti, giunge alla descrizione delle ultime ore di vita, mostrando realtà, ipotesi e dicerie. Un racconto che, calmierato nel suo lato emozionale, definisce in maniera chiara e sintetica la brutale fine di Euronymous (Mayhem) e Abbott (Pantera), la follia di Barrett (Pink Floyd), la maledizione di Bolan (T-rex) e l’infausto fato disegnato per Cliff Burton (Metallica). Infatti, questo inusuale viaggio narra, scuote e perplime il lettore mostrando come il destino gioca spesso con le nostre vite, tratteggiando una fine talvolta voluta (Cobain, Cornell, Curtis, Bennington) ed altre volte scritta implacabilmente dal triste mietitore.

Così, tra immagini di riferimento ai luoghi interessati, coordinate GPS e schede introduttive, scoprirete un’ottima dose di curiosità pre e post mortem, poste tra i tatuaggi commemorativi di Corey Taylor (Slipknot) e anelli nazi (Hanneman).

A complementare l’opera, infine, oltre ad alcuni trafiletti ricchi di indiscrezioni, troverete un breve capitolo in cui l’autore definisce un appendice nella quale regala spazio anche a chi, per una ragione o per l’altra, risulta senza dimora, ma che, come molti altri grandi artisti, merita di poter essere ricordato ed omaggiato.