“Manuel Agnelli. Senza appartenere a niente mai”, F.Guglielmi, recensione

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“Questo libro non è solo un viaggio nella memoria, ma un’occasione per chi scrive, di trasmettere un esperienza. Piccola o grande dipende da voi”
Federico Guglielmi

Vololibero edizioni pubblicherà a giorni Manuel Agnelli. Senza appartenere a niente mai, libro fondamentalmente atipico, vista l’idiosincrasia e la refrattarietà del suo protagonista nei confronti di un classico raccontarsi.
Il testo, legato alla collana BM Gold, si presenta come una sorta di dialogo continuativo atto a raccontare l’ego artistico di Agnelli ed inevitabilmente dei “suoi” Afterhours, attraverso un narrato mediato con naturale approccio da Guglielmi, storica penna del rock italiano.

Come in una sorta di documentario, il libro si stringe attorno al leader dell’underground italiano, attraverso interviste, pensieri ed analisi, in grado di restituire a fan e semplici lettori una tra le migliori voci del panorama italiano. Centosessanta pagine in cui curiose fotografie immortalano pensieri e ricordi ben delineati, attorno alle motivazioni e ai rischi professionali dei cambi di line up, del germinale mutamento linguistico e dell’avventura sanremese.

Senza peli sulla lingua né dietrologia spicciola, Agnelli si racconta oggi come ieri, tra ponderata pacatezza e linguaggio tanto diretto quanto determinato. Infatti, proprio grazie al lavoro di costruzione d’analisi effettuato da Guglielmi si giunge ad illuminare alcuni lati grigi ed oscuri della vita artistica del suo protagonista, lasciandoci però ancora viva la paura del buio.