Marlowe “Fiumedinisi”, recensione

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Quando in redazione arrivano le nuove proposte, spesso, dopo un primo ascolto, si tende a effettuare una scrematura, in quanto, per una realtà come la nostra sarebbe impossibile gestire con qualità ed attenzione tutte le più disparate produzioni. Spesso però un singolo ascolto non è sufficiente a definire da quale lato della dead line va a collocarsi il disco. Tra queste opere da limbo rientrano i Marlowe con il loro Fiumedinisi, album oscuro e dalle molte sfaccettature.

Per questo disco mi sono esposto personalmente, in quanto penso che tra le 11 tracce proposte si nasconda un disco curato ed elitario, tutt’altro che di facile ascolto. Un disco che deve essere ascoltato e non lasciato di sfondo, proprio per evitare di perderne le molte sfumature.

Questa quarta opera della band originaria della Trinacria, appare piuttosto grigia, similmente l’impatto visivo dato dall’art work, da cui fuoriesce una voce che sembra racchiudere qualcosa di particolare ed ammaliante. Una linea di cantato che conquista (ma non nell’immediato), vestendosi metaforicamente di curiosità ed ardimento.

Un disco che, come dimostra Chiedi al buio, appare adatto ad una fredda alba invernale, grazie alla sua ossatura musicale assestabile tra alt rock e post rock di buon impatto, rafforzato poi da una partitura interessante e fortificato da sviluppi ben lontani dal banal pop.

Le influenze dei Marlowe sembrano provenire da un fertile terreno musicale che sfiora addirittura alternative country d’oltreoceano, sino a visitare quei territori esplorati da Giovanardi e i suoi La Crus, dediti ad un incanto aristocratico anticipatorio del modernismo post.

Il viaggio del grigiore dei sentimenti prosegue con Fino alle ossa, che porta con sè un ottimo lavoro alle pelli sviluppato all’interno di una docile cupezza e animato dall’oscurità degli intenti che propongono una timbrica ridondante, evoluta solo nella seguente In fondo alla gola tra i brani migliori di questo Fiumedinisi. Una composizione impreziosita dalla collaborazione con Angela Baraldi, ospitata tra le note ardite ed edulcorate da stilemi vicini ai Gsy!be, che sembrano ritornare con Devo tutto alla notte, dalle cui quinte fuoriescono riferimenti a F#a#. Proprio il brano anglofono appare tra le migliori tracce del disco, grazie alla perfezione del cantato la cui magnifica timbrica si perfeziona nell’inciso final,e in perfetta armonia con le strumentazioni aggiunte.

Se poco convincente appare poi Dalla terra con Christina si torna a buoni livelli attraverso diversificati punti di vista che illustrano una linea spezzata dagli angoli arrotondati.

Un disco prettamente invernale e nebbioso che, come detto, deve essere ascoltato con l’attenzione che merita.

Tracklist

01. Chiedi al buio
02. Dei tuoi miracoli
03. Fino alle ossa
04. 2 Maggio
05. In fondo alla gola
06. Devo tutto alla notte
07. The last day swimming
08. Christina
09. Dalla terra
10. Di fame, di madre
11. La stanza di Veronica