Megatherium “Superbeast”, recensione

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Please listen at full volume

Ero indeciso se finire con il “botto” un anno ricco di gioie e perdite, oppure dare inizio ad un 2017 con una tra le più promettenti band del panorama sepolto in un underground ricco e vivo.
Ho lasciato al destino la data di pubblicazione di questo argomentare intorno alla realtà dei Megatherium, band scaligera promossa dalla sempre più attenta Andromeda Relix.

Infatti, ancora una volta la label di Gianni Della Cioppa arriva alle stampe mostrando le pieghe di una realtà ricca di emozionalità espressiva, posta nel crocevia che porta a sé le polveri oscure del Doom- stoner, del rock oscuro e della visibilità di un nuovo orizzonte.

Ad introdursi tra i grafemi sonori di Superbeast è un breve anthem occludente e visionario, ideale respiro per le impronte stoner, semplicemente immediate ed essenziali, poste tra le eco diRefused to shine. La traccia, di certo tra le più avvolgenti di questo debutto, porta in dote una riuscita matrice doomatica, in cui le ribassate accordature donano giusto piglio alla nereggiante cupezza narrativa. Un’armonica ed angolare impronta heavy, in cui immergersi senza titubanze.

Proprio la reiterata osservanza di note claustrofobiche appare sin da subito specchio della straordinarietà espressiva di Fly High, non troppo discosta da alcuni passaggi Mansoniani. A questo itinerario si allinea poi anche la lunga suite Twicemen, che tanto sarebbe piaciuta (soprattutto nella sua prima parte) al Quorthon post black. Infatti, proprio le venature nordiche della partitura sembrano volerci portare in un lontano mondo Iceland, dove le nebbie appaiono anche per merito di una impeccabile e bass line, abile nel definire un’apertura psych, pronta a virare verso un mondo Nu.

L’album, viatico ragionato tra il passato e il presente della band, si offre sin dal primo ascolto come avvolgente antro inquieto (The wolf and the deer), sezionato da idee e ardimento. Così, tra perfettibili rimandi classicamente hm (Cleveland (is far from here) ) e i passaggi Tony Martins (Ghost of the ocean) si giunge alla profondità folgorante di Grey line, posta tra Kyuss e alternatività, a cui si uniscono i tracciati anni ‘90 di Slow Down, in grado di inquadrare sfumature lineari, proprio come metaforizza l’ottimo lavoro di art work.

Tracklist

1 Prayer For The Ox
2 Refuse To Shine
3 Fly High
4 Twiceman
5 Ghost Of The Ocean
6 Cleveland (Is Far From Here)
7 The Wolf And The Deer
8 Grey Line
9 Betrayers Everywhere
10 Slow Down
11 Retrosky