Metharia “Questo è il tempo”, recensione

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All’interno della giungla musicale, tra sogni e illusioni rubate, troviamo per la prima volta tra le nostre pagine una giovane realtà distributiva, che si dice in grado di accompagnare gli artisti dalla fase di pre-produzione sino alla promozione del disco, che non deve essere un effimero sogno voltato verso nulla, ma un punto di partenza per chi avrà fortuna, coraggio ed abilità; un magico accordo “scorsesiano” che solo il tempo può regalare. La Volcano Records & Promotion, proprio inseguendo la sua chiara mission, arriva a noi attraverso le note dei Metharia, quartetto partenopeo dedito a sonorità hard che, pur ancora parzialmente perfettibili accolgono l’ascoltatore curioso in un profondo antro narrativo, in grado di raccontare Roghi di idee legate ad un connubio riuscito di spigoli heavy e riecheggiamenti new wave. La nuova opera della band, in uscita tra qualche giorno, si offre all’ascolto attraverso rimandi filosofici, “scie chimiche” e “mille silenzi”, figli di un songwriting che non sempre trova la quadratura del proprio cerchio.

Il disco, godibile e avvolgente sin dai primi passaggi, mostra il suo lato oscuro, pronto a portare alla mente venature di fine anni’80, ponte di passaggio verso coraggiosi movimenti narrativi, a tratti pretenziosi ma, ad onor del vero, mai troppo disadeguati.
Ad aprire la nuova fatica della band sono i rimandi anni’90 che portano alla mente l’esordio dei furono Vm18; un rimando stilistico che ritrova linfa vitale in un arrangiamento pronto a giocare con prog metal, heavy e nu, sino a citazionismi passatisti ( Universi distanti 2), vicini al periodo new wave dei primi Litfiba.

A dare benzina al full legnth sono Echi e frequenze 3, penalizzate, però, dalla ridondanza invasiva dei back chorus, pronti a svanire nel nulla in favore di Un’ultima volta , traccia dalla straordinarietà emotiva, in grado di chiudersi nel guscio di un’apparente ballad, tra note dirette, che raccontano di cambi direzionali, e picchi espressivi, pronti a modulare la calmierata introduzione mediante esplosioni di ricche di cambiamenti cromatici. Una traccia in cui l’esplosione vocale ci restituisce una timbrica familiare, oltreché uno spettro espressivo piuttosto ampio, posto ai margini di un’impostazione dinamica e narrativa.

A dare risalto alla nuova uscita sono di certo Nephilim, in grado di restituire coerenza dopo le ardite Impressioni di settembre , e la magnificenza “Istanbul” di Karma , inevitabilmetne vicina al periodo dell’oro nero litfibaniano. Un riuscito atto anticipatorio del climax rappresentato da Luce senz’anima, di certo tra le più interessanti track del disco, reso avvolgente dalla propria aurea aggregante e protettiva che va ad implodere verso strutture definite da spessore di stampo rock.

Insomma, un disco creato da molte luci e poche ombre; peccato solo che il mercato mainstream abbia i suoi vincoli… certo, se ci fosse ancora Rock fm, i Metharia passerebbero in radio con merito e risalto, ma Rock FM appartiene al nostro passato.

TRACKLIST

1. Roghi di idee
2. Universi distanti
3. Echi e frequenze
4. Un’ultima volta
5. Non esiste un motivo
6. Karma
7. Frammenti
8. Scie chimiche
9. Luce senz’anima
10. Figlio della terra
11. Impressioni di settembre
12. Nephilim